"Vicino": la lezione di Antonio Decaro che tra coraggio, ascolto e futuro lancia la sfida per la Puglia: "Pronto a candidarmi, ma solo in piena libertà"
A Palazzo Beltrani, l'ex sindaco di Bari si è raccontato, dalla lotta alla mafia al suo manifesto per il futuro, fissando anche le condizioni per la sua candidatura alla presidenza della Regione Puglia
giovedì 28 agosto 2025
9.58
Nella suggestiva Corte Santorsola di Palazzo Beltrani, gremita di un pubblico attento e partecipe, Antonio Decaro ha presentato il suo libro "Vicino. Fare politica insieme alle persone". In un dialogo serrato e profondo con la giornalista Maddalena Tulanti e Rosanna Gaeta, Direttrice Artistica del Festival dei Dialoghi di Trani, l'ex sindaco di Bari e attuale Presidente della Commissione Ambiente al Parlamento Europeo ha tracciato un percorso che è insieme memoir intimo, manifesto politico e lezione di amministrazione, dimostrando come la politica, spogliata da tatticismi e giochi di palazzo, torni al suo significato più puro: essere uno strumento di emancipazione collettiva. L'evento, organizzato con cura dall'associazione "La Maria del Porto", si è trasformato in una vera e propria "chiacchierata confidenziale", come sottolineato dagli organizzatori, in cui la serietà dell'impegno civile si è fusa con la narrazione di aneddoti, ricordi e battaglie che hanno segnato una delle carriere politiche più intense degli ultimi anni. Il filo rosso che ha legato ogni racconto è stato proprio il concetto di "vicinanza", inteso non come slogan elettorale, ma come metodo di governo e filosofia di vita.
Il Coraggio di un Sindaco: la Lotta alla Mafia e la Scommessa sulla Legalità
Il cuore del racconto di Decaro, e il momento di maggiore impatto emotivo della serata, è stato dedicato al tema della legalità e alla lotta contro la criminalità organizzata. Con una sincerità disarmante, Decaro ha descritto il suo percorso non come quello di un supereroe, ma come quello di un uomo delle istituzioni che ha dovuto imparare a gestire la paura per servire la propria comunità. "Non sono un supereroe, mi cagavo sotto come tutti", ha confessato, ma ha sottolineato come il supporto di magistratura e forze dell'ordine sia stato fondamentale. La sua narrazione ha preso le mosse da un evento che ha segnato uno spartiacque per Bari: l'omicidio del giovanissimo Michele Fazio, vittima innocente di mafia. "La mia città cambia quando viene ammazzato un ragazzino", ha affermato Decaro, spiegando come da quel momento la percezione dei mafiosi sia cambiata da figure "autorevoli" a nemici pubblici, spingendo l'intera comunità a schierarsi.
Questo nuovo clima ha dato a Decaro la forza di affrontare i clan a viso aperto. Ha raccontato del suo fermo "no" al concerto del figlio di un boss su una spiaggia pubblica, un atto di coraggio che gli è costato minacce ma che ha affermato il primato dello Stato. E poi, l'episodio che lo ha costretto a vivere sotto scorta: la lotta contro il pizzo imposto agli ambulanti durante la festa patronale, culminata in uno scontro fisico con un affiliato a un clan. Un gesto istintivo di difesa della legalità che ha segnato indelebilmente la sua vita personale e politica. In totale, ha ricordato, sono state 12 le denunce presentate e 21 le costituzioni di parte civile contro i clan durante il suo mandato. Ma la vicinanza più toccante è emersa nel racconto del piccolo Giovanni, un ragazzino del quartiere Libertà cresciuto in un contesto difficile. Le sue parole, "Sindaco, tu a me devi guardare", sono diventate un monito per Decaro, la prova che l'attenzione e l'ascolto possono cambiare un destino. La storia a lieto fine di Giovanni, recuperato grazie a una rete di supporto e diventato capocannoniere nella squadra del paese che lo ha accolto, è la dimostrazione pratica della sua filosofia: "ascoltando, stando vicini ai cittadini, ti capitano delle cose che ti portano a fare delle scelte".
Le Sfide dell'Amministratore: tra Cemento, Accoglienza e Classifiche
Il dialogo con Maddalena Tulanti ha poi esplorato altre due grandi sfide del governo locale. Con pragmatismo e ironia, Decaro ha smontato l'accusa di aver "cementificato" Bari, spiegando come gran parte delle nuove costruzioni derivino dall'applicazione del "Piano Casa" nazionale, che ha permesso di riqualificare aree industriali abbandonate senza consumare nuovo suolo agricolo. Ha criticato la percezione distorta e le metodologie di calcolo di alcuni enti, che non distinguono tra riqualificazione e vero consumo di suolo, e le classifiche de "Il Sole 24 Ore", che spesso giudicano i sindaci su parametri fuori dal loro controllo. Ancora più sentito è stato il passaggio sull'immigrazione. Decaro ha difeso la necessità di dare "risposte complesse a fenomeni complessi", rifiutando la semplificazione della paura.
Ha raccontato di aver compreso il timore di una cittadina solo dopo aver scoperto le condizioni igienico-sanitarie disumane in cui vivevano i migranti nel suo palazzo, problema che ha poi risolto con un'ordinanza. L'episodio più emblematico, che ha suscitato una profonda riflessione nel pubblico, è stato il confronto con un ristoratore albanese, sbarcato a Bari con la nave Vlora nel 1991 e oggi contrario all'accoglienza. Decaro lo ha affrontato a quattr'occhi, denunciando il "corto circuito culturale" di chi, una volta integrato, dimentica il proprio passato. La sua bussola, in quei momenti difficili, è stata l'eredità del sindaco Enrico Dalfino: "Mi sono chiesto: 'Cosa avrebbe fatto Dalfino?'. E ho capito che un sindaco può anche perdere le elezioni, ma non deve perdere la dignità".
Uno Sguardo al Futuro: Libertà e Responsabilità
Infine, inevitabile, la domanda sul suo futuro e sulla possibile candidatura a Presidente della Regione Puglia. Decaro ha espresso orgoglio per il percorso fatto dalla Puglia sotto le guide di Vendola ed Emiliano, riconoscendone i meriti nella crescita economica, turistica e culturale. Tuttavia, ha posto una condizione non negoziabile per un suo eventuale impegno: la piena e totale autonomia decisionale. "Se lo devo fare, voglio guardare avanti, non voglio guardare nello specchietto retrovisore e lo voglio fare in piena libertà", ha dichiarato con fermezza. Per un leader, ha spiegato, assumersi la responsabilità delle proprie scelte senza condizionamenti è essenziale. "Se è così, io lo faccio. Se non è così, nessuno è indispensabile".
La serata si è chiusa con la consapevolezza che "Vicino" non è solo il titolo di un libro, ma una vera e propria dichiarazione di intenti. Un modello di politica fondato sull'ascolto, sul coraggio e sull'umanità, che non teme di perdere consensi se questo significa restare fedele ai propri valori. Una politica che, come ha dimostrato Antonio Decaro a Trani, non si limita a governare, ma sceglie, ogni giorno, di stare accanto alle persone.
Il Coraggio di un Sindaco: la Lotta alla Mafia e la Scommessa sulla Legalità
Il cuore del racconto di Decaro, e il momento di maggiore impatto emotivo della serata, è stato dedicato al tema della legalità e alla lotta contro la criminalità organizzata. Con una sincerità disarmante, Decaro ha descritto il suo percorso non come quello di un supereroe, ma come quello di un uomo delle istituzioni che ha dovuto imparare a gestire la paura per servire la propria comunità. "Non sono un supereroe, mi cagavo sotto come tutti", ha confessato, ma ha sottolineato come il supporto di magistratura e forze dell'ordine sia stato fondamentale. La sua narrazione ha preso le mosse da un evento che ha segnato uno spartiacque per Bari: l'omicidio del giovanissimo Michele Fazio, vittima innocente di mafia. "La mia città cambia quando viene ammazzato un ragazzino", ha affermato Decaro, spiegando come da quel momento la percezione dei mafiosi sia cambiata da figure "autorevoli" a nemici pubblici, spingendo l'intera comunità a schierarsi.
Questo nuovo clima ha dato a Decaro la forza di affrontare i clan a viso aperto. Ha raccontato del suo fermo "no" al concerto del figlio di un boss su una spiaggia pubblica, un atto di coraggio che gli è costato minacce ma che ha affermato il primato dello Stato. E poi, l'episodio che lo ha costretto a vivere sotto scorta: la lotta contro il pizzo imposto agli ambulanti durante la festa patronale, culminata in uno scontro fisico con un affiliato a un clan. Un gesto istintivo di difesa della legalità che ha segnato indelebilmente la sua vita personale e politica. In totale, ha ricordato, sono state 12 le denunce presentate e 21 le costituzioni di parte civile contro i clan durante il suo mandato. Ma la vicinanza più toccante è emersa nel racconto del piccolo Giovanni, un ragazzino del quartiere Libertà cresciuto in un contesto difficile. Le sue parole, "Sindaco, tu a me devi guardare", sono diventate un monito per Decaro, la prova che l'attenzione e l'ascolto possono cambiare un destino. La storia a lieto fine di Giovanni, recuperato grazie a una rete di supporto e diventato capocannoniere nella squadra del paese che lo ha accolto, è la dimostrazione pratica della sua filosofia: "ascoltando, stando vicini ai cittadini, ti capitano delle cose che ti portano a fare delle scelte".
Le Sfide dell'Amministratore: tra Cemento, Accoglienza e Classifiche
Il dialogo con Maddalena Tulanti ha poi esplorato altre due grandi sfide del governo locale. Con pragmatismo e ironia, Decaro ha smontato l'accusa di aver "cementificato" Bari, spiegando come gran parte delle nuove costruzioni derivino dall'applicazione del "Piano Casa" nazionale, che ha permesso di riqualificare aree industriali abbandonate senza consumare nuovo suolo agricolo. Ha criticato la percezione distorta e le metodologie di calcolo di alcuni enti, che non distinguono tra riqualificazione e vero consumo di suolo, e le classifiche de "Il Sole 24 Ore", che spesso giudicano i sindaci su parametri fuori dal loro controllo. Ancora più sentito è stato il passaggio sull'immigrazione. Decaro ha difeso la necessità di dare "risposte complesse a fenomeni complessi", rifiutando la semplificazione della paura.
Ha raccontato di aver compreso il timore di una cittadina solo dopo aver scoperto le condizioni igienico-sanitarie disumane in cui vivevano i migranti nel suo palazzo, problema che ha poi risolto con un'ordinanza. L'episodio più emblematico, che ha suscitato una profonda riflessione nel pubblico, è stato il confronto con un ristoratore albanese, sbarcato a Bari con la nave Vlora nel 1991 e oggi contrario all'accoglienza. Decaro lo ha affrontato a quattr'occhi, denunciando il "corto circuito culturale" di chi, una volta integrato, dimentica il proprio passato. La sua bussola, in quei momenti difficili, è stata l'eredità del sindaco Enrico Dalfino: "Mi sono chiesto: 'Cosa avrebbe fatto Dalfino?'. E ho capito che un sindaco può anche perdere le elezioni, ma non deve perdere la dignità".
Uno Sguardo al Futuro: Libertà e Responsabilità
Infine, inevitabile, la domanda sul suo futuro e sulla possibile candidatura a Presidente della Regione Puglia. Decaro ha espresso orgoglio per il percorso fatto dalla Puglia sotto le guide di Vendola ed Emiliano, riconoscendone i meriti nella crescita economica, turistica e culturale. Tuttavia, ha posto una condizione non negoziabile per un suo eventuale impegno: la piena e totale autonomia decisionale. "Se lo devo fare, voglio guardare avanti, non voglio guardare nello specchietto retrovisore e lo voglio fare in piena libertà", ha dichiarato con fermezza. Per un leader, ha spiegato, assumersi la responsabilità delle proprie scelte senza condizionamenti è essenziale. "Se è così, io lo faccio. Se non è così, nessuno è indispensabile".
La serata si è chiusa con la consapevolezza che "Vicino" non è solo il titolo di un libro, ma una vera e propria dichiarazione di intenti. Un modello di politica fondato sull'ascolto, sul coraggio e sull'umanità, che non teme di perdere consensi se questo significa restare fedele ai propri valori. Una politica che, come ha dimostrato Antonio Decaro a Trani, non si limita a governare, ma sceglie, ogni giorno, di stare accanto alle persone.