Gli Statuti Marittimi e la parcella di Giustina Rocca: il primo maggio della gente di mare è nato a Trani

Nella storia della Città le prime leggi sulla tutela dei lavoratori imbarcati e la dignità del lavoro femminile

giovedì 1 maggio 2025 17.23
A cura di Stefania De Toma
Chi è nato a Trani porta nel sangue due primati straordinari, che oggi – Primo Maggio – risuonano con forza nuova. Trani, città di pietra bianca e di leggi antiche, è stata madre di due pilastri fondativi del diritto del lavoro in senso moderno: gli Statuti Marittimi del 1063 e la figura di Giustina Rocca, la prima donna avvocato della storia, attiva già alla fine del Quattrocento. Due pietre miliari che, insieme, raccontano come da questa città, in due epoche diverse, sia partita l'unica voce della dignità del lavoratore.

Nel 1063, molto prima che il mondo iniziasse a parlare di "diritti" dei marinai, tre uomini saggi e rispettati, Simone De Brado, Angelo De Bramo e Nicola De Roggiero – redassero per la prima volta in forma scritta gli Statuti Marittimi di Trani: trentadue capitoli che regolavano la vita sul mare, fino ad allora affidata alla tradizione orale. Ma non era solo un codice per mercanti: era una vera rivoluzione. Prima di quegli "Ordinamenta Maris", i marinai erano considerati schiavi e i capitani delle navi avevano diritto di vita e di morte su di loro. Nessuna tutela, nessuna voce.

Con gli Statuti Marittimi, Trani spezza per la prima volta queste catene e i marinai diventano lavoratori, non più schiavi e galeotti. Vengono disciplinati contratti di ingaggio, viene previsto il diritto di rescindere un contratto per malattia, per un pellegrinaggio o se il marinaio diventava egli stesso proprietario di una nave. Si stabilisce la responsabilità dello scrivano di bordo, custode dei carichi e dei doveri. Si riconosce l'umanità del lavoro sul mare , molto prima di ogni costituzione, di ogni sindacato, di ogni Primo Maggio, con l'affermazione limpida di un diritto personale che prevale sulla subordinazione contrattuale ma anche il principio moderno della responsabilità documentale, la trasparenza, l'obbligo di rendicontazione.

Quattro secoli dopo, Trani torna a scrivere la storia, questa volta con la sagacia e la finezza intellettuale di Giustina Rocca, nata in una famiglia di giuristi, appassionata di libri e diritto romano in particolare, in una cultura che ancora per molto tempo avrebbe visto lontano, per le donne, l'accesso alla legge, benché già a Bologna per le donne fosse possibile insegnare diritto. Eppure, l'8 aprile 1500, Giustina pronuncia un arbitrato in una causa ereditaria, portata davanti al suo giudizio da suoi parenti in lite: è un atto ufficiale, pubblico, legale, ma non solo: Giustina presenta parcella, cioè si fa pagare per il suo lavoro di studio, interpretazione e proposta di composizione della lite. Soprattutto é la prima testimonianza europea di una donna che esercita la professione forense e rivendica il valore economico del suo pensiero giuridico, la nascita di un nuovo diritto del lavoro: quello professionale e intellettuale di una donna.

Oggi, mentre celebriamo la Festa del Lavoro, a Trani non possiamo non sentire l'orgoglio sottile e potente di chi ha lasciato una traccia antica ma ancora viva: in un tempo in cui la dignità del lavoro sembra smarrita tra precarietà, algoritmi e silenzi, ricordare che proprio da qui sono nate le prime tutele dei lavoratori del mare e il riconoscimento del lavoro femminile intellettuale è più che un esercizio di memoria: è un atto d'amore per la nostra città. Il lavoro è identità, è giustizia, è voce. E Trani, mille anni fa, ha dato voce a chi non ne aveva, scrivendo con coraggio quello che il mondo avrebbe capito secoli dopo ma ancora con troppa difficoltà, sperequazioni, disparità e mancanza di tutela e sicurezza si riesce a realizzare.