Amiu, finisce a processo l'ex presidente del collegio sindacale
Francesco D'Amore sarebbe dietro un falso esposto agli allora vertici
venerdì 9 dicembre 2016
14.56
Diffamazione, calunnia e truffa. Sono le accuse per cui stamattina il gip del Tribunale di Trani, Rossella Volpe, ha rinviato a giudizio il 45enne tranese Francesco Paolo D'amore, ex presidente del collegio sindacale dell'Amiu.
Secondo il pubblico ministero Luigi Scimè, ci sarebbe stato D'amore dietro l'esposto, a firma falsa di Giovanni Di Leo, inviato il 29 agosto 2013 a Procura della Repubblica, Guardia di Finanza, Carabinieri, Nucleo Operativo Ecologico ed Arpa Puglia con cui si accusavano l'ex dirigente e direttore della discarica, Michele Zecchillo, e l'ex amministratore unico della municipalizzata, Antonello Ruggiero, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di diversi reati: peculato, truffa, gestione illecita di rifiuti, concussione, danno erariale e d'inquinamento delle prove, perché «fanno di tutto – era scritto nella missiva -per depistare le indagini della Procura».
Inoltre, sempre secondo l'accusa, da ottobre 2008 ad agosto 2014 D'amore avrebbe indotto in errore l'Amiu nel liquidargli compensi maggiori rispetto alle attività svolte: avrebbe fatturato 417 ore in più rispetto alle effettive riunioni. D'amore ha sempre respinto qualsiasi accusa. Ora la parola al processo che inizierà davanti al giudice monocratico il 7 marzo.
Secondo il pubblico ministero Luigi Scimè, ci sarebbe stato D'amore dietro l'esposto, a firma falsa di Giovanni Di Leo, inviato il 29 agosto 2013 a Procura della Repubblica, Guardia di Finanza, Carabinieri, Nucleo Operativo Ecologico ed Arpa Puglia con cui si accusavano l'ex dirigente e direttore della discarica, Michele Zecchillo, e l'ex amministratore unico della municipalizzata, Antonello Ruggiero, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di diversi reati: peculato, truffa, gestione illecita di rifiuti, concussione, danno erariale e d'inquinamento delle prove, perché «fanno di tutto – era scritto nella missiva -per depistare le indagini della Procura».
Inoltre, sempre secondo l'accusa, da ottobre 2008 ad agosto 2014 D'amore avrebbe indotto in errore l'Amiu nel liquidargli compensi maggiori rispetto alle attività svolte: avrebbe fatturato 417 ore in più rispetto alle effettive riunioni. D'amore ha sempre respinto qualsiasi accusa. Ora la parola al processo che inizierà davanti al giudice monocratico il 7 marzo.