Amiu, gli ex vigilanti: «Il Comune ci sta prendendo in giro»

Dall'incontro con l'amministrazione nessun esito positivo

venerdì 17 novembre 2017 7.48
A cura di Martina Tortosa
La luce alla fine del tunnel è ancora un lontanissimo miraggio. Preoccupazione e tanta rabbia sono le emozioni con cui, da mesi ormai, gli ex dipendenti della Sicuritalia (azienda che si occupa della vigilanza armata degli stabilimenti di proprietà Amiu) sono costretti a fare i conti. Lo sciopero della fame e il sit-in di protesta davanti a Palazzo di città dello scorso 7 novembre non hanno prodotto i frutti sperati. Il gazebo, i cartelloni di protesta e le bandiere della Filcams Cgil sembrano aver lasciato il posto al silenzio, alle infinite attese e «alla politica del non fare», come ha dichiarato un ex dipendente.

La Sicuritalia ha rinunciato al servizio di vigilanza armata, mettendo a rischio i posti di lavoro dei suoi dipendenti che prestano servizio per la municipalizzata tranese da ben quindici anni. Dal primo novembre l'azienda ha ceduto il posto alla Vegapol che ha dichiarato di non poter integrare le sette guardie giurate al proprio personale. Sette guardie giurate, dunque, che sono rimaste senza lavoro con l'angoscia e la preoccupazione di non riuscire a provvedere alle loro famiglie e alle normali spese quotidiane.

Ieri gli ex dipendenti hanno incontrato l'assessore Di Gregorio, con la speranza di sbloccare la drammatica situazione una volta per tutte. Così, però, non è stato. «Quella di ieri - ha raccontato una delle guardie giurate - è stata l'ennesima presa in giro. La loro è una politica del non fare, fatta solo di vane promesse. Conoscono bene la nostra situazione ma continuano a non intervenire per aiutarci, nonostante tutto ciò che continuano a dichiarare pubblicamente». L'obiettivo dell'incontro doveva essere quello di redigere un nuovo "pacchetto lavorativo", in vista della prossima riunione prevista per il 20 novembre con Sicuritalia.

A dicembre dello scorso anno, inoltre, l'Amiu avevo ridotto l'orario di lavoro a due ore quotidiane. Il servizio di vigilanza armata, così, anziché cominciare alle ore 14 era stato posticipato alle ore 16, per un totale di 80 ore mensili che, riproporzionate su ogni lavoratore, hanno provocato una perdita mensile di 300 euro.

«Quella che stiamo giocando con l'amministrazione - ha dichiarato ancora uno degli ex dipendenti - è una partita a scacchi. Ma le sue mosse sono sempre le stesse: gli sgambetti. Giocano con noi come fossimo burattini». Stanche, dunque, le sette guardie giurate promettono di non arrendersi e, qualora non dovessero ottenere nessun aiuto da parte del Comune, sono pronte ad incatenarsi davanti a Palazzo di città. Letteralmente.