Con "Miseria e Nobiltà" l'esordio della stagione di prosa all'Impero di Trani.

Il cartellone è organizzato dal Comune di Trani e dal Teatro Pubblico Pugliese.

mercoledì 9 gennaio 2008
Dal classico e pluriosannato soggetto di Scarpetta, alla genialità di Totò nella celebre e plurireplicata trasposizione filmica, alle movenze originali e sorprendenti di un Francesco Paolantoni in gran forma, per la "prima" della stagione di prosa al Teatro Impero. La storia di questa commedia, a sua volta nella Storia del teatro italiano, si alimenta ancora una volta dalle trovate della celebre arte di arrangiarsi nella Napoli affamata della seconda metà dell'Ottocento, che si divide tra pezzenti e ricchi parvenu, tra nobili veri e finti. Da Pasquale Sciosciammocca (Paolantoni), alle "sue" due famiglie disperate, dall'ex pezzente ora arricchito ma ignorante, cav. Semolone, raggirato dal "marchesino" vero nobile e infoiato per sua figlia, bella ballerina che vuol sposare senza il consenso dei parenti (nobili di Casa d'or), fino alla vipera Luisella, seconda moglie di Pasquale e pronta a far saltare il piano che porta a Palazzo Semolone la truppa di sciagurati spacciati per parenti del marchesino, pur di strappare il consenso del "buon uomo", per dirla alla Totò, fino al viscido Bebbè, padre del marchesino, vero nobile ma a sua volta segretamente anch'esso innamorato della stessa ballerina puntata dal figlio. Ecco spandersi la varia umanità dipinta come in un affresco da Scarpetta e ripresa sul palcoscenico da Paolantoni e compagni, capaci di regalare una serata divertente ed un piacevole confronto, arricchito da qualche digressione, col testo originale e soprattutto col "mostro sacro" il cui spirito aleggiava in teatro ed era spesso richiamato dal "puteolano" Paolantoni:alludiamo a Totò.

Tutto questo però è avvenuto con "strappi" d'indipendenza stilistica, (passateci l'espressione) da parte dell'attore, già protagonista in tv, capace di dare originalità al personaggio di Sciosciammocca. Il resto dei protagonisti lo ha seguito sulla strada di una recitazione sbarazzina, a volte fin troppo, diligente e senza sbavature, capace di catturare il pubblico con un sorriso permanente dall'inizio alla fine.

Giovanni Ronco