Estate tranese, 14 rinvii a giudizio

Tutte accolte le richieste del pm Savasta. Tarantini: «E’ un brutto sogno ma non mi dimetto»

mercoledì 6 maggio 2009
Quattordici rinvii a giudizio. E' quanto disposto dal giudice per l'udienza preliminare, Maria Grazia Caserta che ha accolto in pieno le richieste del PM Antonio Savasta sull'inchiesta relativa ai cartelloni estivi dell'Estate tranese del 2005 e 2006.

I rinviati a giudizio sono il sindaco di Trani, Giuseppe Tarantini, alcuni componenti della giunta della scorsa consiliatura (Mauro Scagliarini, Nicola Quinto, Sergio De Feudis, Savino De Toma, Giuseppe La Ricchia, Giovanni Cozzoli, Giacomo Ceci e Filomena Lorizzo), gli ex presidenti di Amet ed Amiu, Alfonso Mangione e Claudio Squiccimarro, l'ex amministratore dell'Aigs, Sabino Antonino, il consigliere regionale Carlo Laurora (all'epoca Presidente del Consiglio) ed il consigliere comunale Dino Marinaro.



Secondo il sostituto procuratore, Antonio Savasta, per la realizzazione ed il finanziamento dei due cartelloni estivi sarebbero stati commessi una serie di illeciti e di artifizi contabili «che hanno arrecato - secondo la ricostruzione delle indagini - al Comune di Trani ed alle aziende ex municipalizzate un danno patrimoniale di rilevante gravità».

Appresa la notizia del rinvio a giudizio, abbiamo ascoltato il sindaco di Trani, Giuseppe Tarantini: «Mi sembra di vivere un brutto sogno. Sono convinto che a settembre si chiarirà tutto. Le dimissioni? Per me quella era solo un'ipotesi di scuola. Intanto il dibattimento arriva presto (a settembre) e non dovremo attendere molto per chiarire le nostre posizioni. Non solo: non mi dimetto perché questo procedimento parte da una denuncia dei consiglieri di opposizione ai quali ho già dato un'opportunità politica dimettendomi una prima volta. Darne una seconda mi sembra davvero troppo. Trani, poi, non può essere lasciata ora in balia delle onde e di un nuovo commissariamento.

Mi auguro di trovare un giudice che valuti con serenità questa cosa, arciconvinto di non avre fatto nulla di male e di aver agito nell'interesse della città. Sottolineo che non c'è stato attribuito nessun reato personale, ma solo di aver amministrato improriamente del denaro pubblico per fini pubblici e non personali».