"Facevamo le scarpe a tutta l'Italia": la crisi del settore tessile/calzaturiero tranese ai tempi del Covid

Dalle botteghe artigiane degli anni '70 alle moderne aziende che esportano in tutta Italia, ora quasi ferme per l'emergenza sanitaria

lunedì 7 dicembre 2020 8.33
A cura di Lucia de Mari
"Facevamo le scarpe a tutta l'Italia": oggi, a causa dell'emergenza Covid, la fiorente imprenditoria tranese del comparto tessile/calzaturiero è in ginocchio. Abbiamo raccolto il grido d'allarme e di dolore dei piccoli e medi imprenditori tranesi, alcuni costretti a chiudere i battenti, altri a fermarsi, in pausa a rivedere produzioni e programmi, intervistando Michele Santorsola ed Enzo Matichecchia, ai vertici dell'azienda "Ondepiane srl", che realizza il prodotto finito di calzature da donna, tutto made in Italy.

Negli anni '70 c'erano botteghe, piccoli artigiani, aziende, ed erano circa 1300. Altri tempi: oggi sono una 50ina, e si tratta di piccole e medie imprese, preziose per l'economia cittadina e non solo, dislocate purtroppo in una zona industriale strutturata in maniera assolutamente poco edificante. Ma questo è un altro problema, che pur sempre problema è.

Chiusure, licenziamenti, e la netta riduzione di produzioni a causa delle restrizioni legate alla pandemia, disegnano la piena crisi economica di una bella realtà imprenditoriale storicamente presente nella nostra città. Dunque, non solo ristoranti e bar, palestre, o librerie: "Il Covid stende letteralmente a terra anche altre importantissime categorie economiche. Ma lo fa in maniera ancora più subdola, senza grande eco mediatica.

Eppure "si soffre, eccome" raccontano Santorsola e Matichecchia. "Si parla spesso dei danni che la pandemia, naturalmente dal punto di vista economico, sta portando al settore del turismo, della ristorazione, dell'accoglienza. Tutto vero. Ma si parla poco dei danni, profondi da diversi punti di vista, che sta portando al settore dell'imprenditoria e dunque dell'economia locale" sottolineano i due imprenditori tranesi.

Loro riportano la testimonianza anche dei numerosi colleghi del comparto, che a Trani conta una 50ina di presenze imprenditoriali piccole e grandi, dai calzaturifici ai suolifici, dai tacchifici ai solettifici e scatolifici, insomma tutto quanto serva per la realizzazione di una calzatura di qualità "che noi vediamo in tutta Italia, soprattutto al Nord, nei grandi centri commerciali che purtroppo il lock down ha chiuso nei week end, cioè nelle giornate con maggiori vendite". Già le collezioni della passata stagione hanno visto parecchie perdite. Adesso, in questi mesi in cui si programmano le nuove produzioni per le prossime stagioni, giungono richieste centellinate che producono solo incertezze per il futuro.

Per loro nessun ristoro, se non qualche briciola conteggiata su proiezioni e "numeri" che non fanno i conti con la realtà attuale, e un credito d'imposta che non porta a nulla. "C'è un problema di liquidità, stando fermi o al minimo della produzione manca l'ossigeno. Alcuni hanno preferito chiudere. E' bloccata tutta la filiera, e se la situazione non dovesse cambiare nell'arco di poche settimane, permettendoci di programmare per la prossima stagione, saremmo vicini all'irreparabile".