In libreria il primo numero di "Lettera Zero"

La rivista, fondata da Vito Santoro, edita dalla salernitana ArcoIris

lunedì 18 maggio 2015 6.56
È da qualche giorno in libreria (a Trani è disponibile presso il bookbar Luna di sabbia) il primo numero di "Lettera Zero", quadrimestrale fondato e diretto da Vito Santoro per la casa editrice ArcoIris di Salerno. La rivista, cui collaborano studiose e studiosi provenienti da varie parti d'Italia e di Europa, intende essere un laboratorio di idee letterarie, in cui è stretto il filo tra il passato contemporaneo e le scritture recentissime, col fine di creare un andirivieni tra aggiornamento e riflessione, che si muove fra autori, generi letterari, autoritratti, interviste e contributi critici. Insomma, «Lettera Zero» è uno spazio in cui non si perde mai la domanda di fondo sulla letteratura in rapporto a una contemporaneità che la marginalizza, ma che al tempo stesso ha un estremo bisogno di essere raccontata.

Il tutto in nome di una non velleitaria indagine razionale sulla realtà, sulle forme dell'espressione e della critica. Del resto, come ebbe a dire mirabilmente Max Frisch: «Lo scrittore si guarda attorno. Contrapponendo alle frasi fatte un'altra lingua, egli smaschera la lingua del potere alla stregua di lingua del potere, di lingua ingannevole – e in questo vedo già una rilevanza politica della letteratura, di tutta la letteratura, anche se un romanzo o una poesia non affrontano un argomento di carattere sociale». Il sommario di «Lettera Zero» comprende, tra l'altro, un ampio speciale monografico, intitolato Mitologie, miti, mitoidi nella narrativa italiana fra Novecento e Duemila, dove si dimostra come la letteratura contemporanea e postmoderna si è arricchita di innumerevoli simboli, metafore, echi e analogie che rimandano ai multiformi aspetti della classicità vista in rapporto al mondo contemporaneo, rivisitata, sottoposta a critica, demitizzata perché non funzionale, oggi anzi «dis-funzionale alla comprensione». E poi tanti saggi e dialoghi con gli autori.

Citiamo un ritratto di Giulio Questi, regista cinematografico di culto, il quale, poco prima di morire all'età di novanta anni, ha firmato un vero e proprio caso letterario, quale Uomini e comandanti. Quindi interventi di Cristò, costruttore di trame tortuose decise dalla follia delle menti dei suoi personaggi, di Demetrio Paolin, il quale dialoga con il direttore a proposito del suo «esame di coscienza», Non fate troppi pettegolezzi, di Francesco Dezio, che con Qualcuno è uscito vivo dagli anni è tornato alla forma breve del racconto con sette storie imperniate sulla dimensione claustrofobica e superficiale della provincia. E ancora riflessioni sul ruolo del traduttore, visto come colui che deve entrare nella pelle dell'autore, deve combattere contro le barriere linguistiche e le peculiarità di una lingua. del testo che traduce ha l'obbligo di rendere al meglio il contenuto, ma anche il ritmo, i tic, le accelerazioni e le curve di un linguaggio, in una parola: lo stile.