Insulti anonimi su Facebook: per la Cassazione è diffamazione

Il Sindaco aveva avvertito tutti: «Basta politica fatta sui social»

domenica 20 aprile 2014 11.16
A cura di Giuliano Pagnotta
"Politici e politicanti, fate attenzione!". Un'importante sentenza della Corte di Cassazione è intervenuta nei giorni scorsi a fare chiarezza sulle problematiche legate al mondo dei social network: gli insulti su Facebook, anche se indirizzati ad una persona di cui non viene fatto il nome, possono comunque portare ad una condanna per diffamazione.

Questo quanto si apprende in seguito all'annullamento di assoluzione per un maresciallo capo della Guardia di Finanza che aveva offeso un collega senza nominarlo. Secondo tale sentenza la pubblicazione su Facebook ha determinato la conoscenza delle frasi offensive da parte di più «soggetti indeterminati iscritti al social network e che chiunque, collega o conoscente dell'imputato, avrebbe potuto individuare la persona offesa». Inoltre, «il reato di diffamazione non richiede il dolo specifico» ma la «consapevolezza di pronunciare una frase lesiva dell'altrui reputazione e la volontà che la frase venga a conoscenza anche soltanto di due persone».

Si tratta di un precedente significativo, in quanto per la prima volta si individuano criteri precisi, al fine di stabilire quando e quanto un'espressione resa di pubblico dominio possa considerarsi lesiva e perseguibile penalmente. Infatti, la sentenza dimostra che non solo è giusto, ma anche possibile punire reati online esattamente come avviene per i reati offline.

A questo proposito bisogna ricordare che internet non è una zona franca nella quale si può offendere, minacciare, insultare chiunque. Concetto ancora poco chiaro per molti politici e/o politicanti tranesi, che come emerso dalle parole del sindaco, Gigi Riserbato, in occasione dell'ultimo consiglio comunale, trascorrerebbero gran parte delle loro giornate pubblicando pensieri e considerazioni offensive nei confronti dell'Amministrazione e dei suoi componenti. In quella sede il Primo cittadino ha stigmatizzato questi comportamenti, definendoli «cattiva politica» tipica di «sottoculturati». Ma andrebbe segnalata anche la dissennata gestione di alcuni siti blog e aree di commento a margine di articoli web, dove molta gente trova lo spazio per potersi sfogare, in pieno anonimato, esprimendo apertamente e senza ritegno le proprie antipatie. Non è forse arrivato il momento anche per noi di prestare maggiore attenzione a ciò che si scrive sul web?