La protesta di Cognetti su "quel che resta" dell'ospedale

Il consigliere chiede la convocazione di un Consiglio comunale monotematico

sabato 22 novembre 2014 7.47
A cura di Martina Tortosa
Sul San Nicola Pellegrino è stato detto tanto e, come la storia infinita, tanto ancora ci sarà da dire. La battaglia per salvare l'ospedale e il pronto soccorso di Trani prosegue a colpi di proteste, portata avanti dai cittadini e dal mondo della politica.

Sul futuro, o meglio "su quel che resta", dell'ospedale torna a discutere il consigliere comunale Domenico Cognetti: «Abbiamo appreso che il punto di primo intervento porterà ai cittadini un beneficio sul piano assistenziale e soprattutto un aumento di operatori sanitari. Vogliamo crederci, ma purtroppo nel leggere i documenti inerenti ai punti di primo intervento ci accorgiamo che non è proprio così».

Il consigliere Cognetti costata il declassamento del pronto soccorso su due livelli: «Prima c'è la trasformazione del pronto soccorso in punto di primo intervento e, successivamente, in punto di primo intervento territoriale, gestito completamente dal 118, che avrà il compito di smistare le urgenze nei pronto soccorso più appropriati».

«Sono ricordi lontani – prosegue il consigliere - le promesse per la realizzazione dell'ospedale unico Trani-Bisceglie, pretesto utilizzato solo per smantellare il nosocomio di Trani senza aver nessun beneficio per la città e per i cittadini tranesi. L'esigenza della classe politica deve essere quella di migliorare l'assistenza ai pazienti e garantire un ospedale funzionale che guardi esclusivamente all'esigenza della collettività e non quello che continuate a proporci con tagli e smantellamenti».

È in quest'ottica che Cognetti invita il sindaco, Luigi Riserbato, a farsi promotore di una convocazione monotematica di Consiglio comunale, possibilmente invitando il direttore generale dell'Asl BT. «Come ebbi modo di scrivere – conclude - in un altro comunicato sull'ospedale, Trani, sulla sanità, ha bisogno di risposte immediate, chiare e concrete e non di incrociare le dita affidandosi a promesse che potrebbero venire meno in conseguenza di un futuro da contendere nelle prossime competizioni elettorali».