M5S critica il Piano Coste: "Trani Nord è piena di rifiuti speciali, priorità alla bonifica"
"Improponibile un modello 'movida' su un'area a rischio PG3. A Sud timori per nuove concessioni su spiagge libere."
Nei giorni scorsi il Movimento 5 Stelle di Trani, accogliendo l'invito formulato dal Sindaco e dai progettisti del Piano Comunale della costa di Trani ha inviato le proprie proposte migliorative della bozza depositata. L'attenzione è stata focalizzata sulle scelte progettuali relative alle coste sud e nord. In particolare, poiché lungo la costa sud sono in corso lavori di riqualificazione, il piano ne prende atto e, al momento, lascia la zona costiera con destinazione spiaggia libera, senza tuttavia apporre vincoli, il che la pone a rischio che possa, una volta terminati i lavori di messa in sicurezza della falesia, essere trasformata in area da dare in concessione.
Per quanto riguarda il contesto 2 produttivo – industriale (dalla località Fontanelle – area delle marmerie fino all'area ex Angelini, non si condivide la visione di sviluppo dell'area costiera della zona nord della città, incentrata sull'utilizzo delle aree demaniali a scopo ricreativo-ristorativo, riproponendo lo stesso modello di sviluppo che si è avuto in questi anni in città, con i molteplici locali della movida che hanno invaso il lungomare e il centro storico.
L'area, difatti, è interessata da stoccaggio illecito di rifiuti speciali che variano da scarti di lavorazioni edili, di calzaturifici, di manufatti in amianto, pneumatici, relitti di imbarcazioni, pezzi di ricambio di automobili, ecc.. Si tratta di rifiuti speciali potenzialmente contaminanti, che vanno rimossi prima di prevedere future destinazioni turistico-ricreative o produttive. Tali rifiuti si trovano sia in superficie che nel sottosuolo, coperti dagli scarti della lavorazione del materiale lapideo, abbandonati in quantità così rilevante nel corso degli ultimi decenni, da alterare completamente la morfologia della costa. Per tale ragione l'area è in gran parte classificata come area a rischio geomorfologico molto elevato PG3.
Tale situazione impedisce di fatto non solo la balneazione, ma anche l'individuazione di nuove concessioni che farebbero venir meno lo spirito della Legge 17/2015 che è prioritariamente volto al recupero e risanamento e che si troverebbero su aree potenzialmente inquinate o comunque ad esse limitrofe. Non vogliamo entrare nel merito di mancate adempienze alle norme vigenti in materia di tutela ambientale o di prescrizioni di enti regionali, ma ci limitiamo a dire che, in presenza di tali rifiuti esiste un serio rischio per la salute pubblica, rischio che viene amplificato dalla presenza di capannoni aventi ancora coperture di amianto.
Ecco che la bonifica e la messa in sicurezza dell'intera area sono prioritari rispetto a qualsiasi scelta di destinazione di singole aree. Si aggiunga, altresì, che sempre la legge regionale sui piani delle coste sconsiglia la localizzazione delle aree destinate ad attività turistico-ricreative nei pressi di aree industriali. Dunque non sarebbe possibile, in prossimità dell'area industriale retrostante la costa nord, prevedere né stabilimenti per la balneazione o spiagge libere, né tantomeno attività di somministrazione con solarium e ristorazione, queste ultime nemmeno contemplate dalla L.R. 17/2015. Con riferimento alle aree retrostanti, si propone che si prevedano, in un'ottica di partenariato pubblico-privato, le seguenti possibili tipologie di intervento,
- Capannoni dismessi: 1. abbattimenti di vecchie fabbriche non più recuperabili e rinaturalizzazione; 2. riconversione di capannoni recuperabili, con cambio di destinazione da industriale a sportivo/commerciale/turistico.
- Capannoni in esercizio: 1. incentivi finalizzati al trasferimento delle attività in altre aree; 2. riconversione di capannoni con cambio di destinazione da industriale a sportivo/commerciale/turistico; 3. mitigazione dell'impatto visivo ed ambientale attraverso l'introduzione di tecniche di ecologia ambientale (urbanistica sostenibile, gestione risorse, rifiuti, acqua).
- Aree ancora inedificate: 1. trasferimento di diritti edificatori delle aree ancora libere in altre aree fuori dalla fascia dei territori costieri
Appare evidente che è necessario avviare quanto prima un dialogo con i proprietari delle aree retrostanti per valutare la possibilità di percorrere insieme a loro, ai cittadini e alle associazioni, un percorso virtuoso all'insegna della sostenibilità ambientale ed economica. I capannoni si prestano molto bene ad una riconversione ad aree sportive al chiuso e all'aperto, provvedendo alla deimpermeabilizzazione della maggior superficie esterna possibile, con introduzione di aree verdi. Tale destinazione si potrebbe combinare con le aree costiere di maggior profondità, attribuendo loro la stessa destinazione sportiva.
Al posto della strada litoranea prevista dal Piano urbanistico andrebbe invece previsto un sentiero ciclo-pedonale, da realizzare dopo la messa in sicurezza della linea di costa. Verrebbe così a completarsi il cammino denominato "la via Francigena della litoranea". I capannoni ben si prestano a questo tipo di destinazione e sarebbe anche un modo per prevedere finalmente la realizzazione di aree dedicate allo sport di strada (skateboard, parkour, ecc.), come suggerimmo, inascoltati, tempo fa, a seguito di sollecitazione di un gruppo di ragazzi che lo praticava in aree inidonee.
Altra attività complementare potrebbe essere destinare alcune aree alla ricreazione, prevedendo la riconversione di alcuni capannoni dismessi in contenitori multifunzionali per il tempo libero e la socializzazione (bar, ristoranti, biblioteche, sale convegni, spazi museali ecc.) e anche, se possibile, spazi dove organizzare eventi musicali. Lo sport è un'opportunità di attività ricreativa sana per bambini e ragazzi e puntare su questo anziché sulla solita ristorazione/discoteca rappresenta anche l'occasione per intercettare il turismo sostenibile e slow.