Monastero di Colonna, Di Leo: «Una delle grandi opere incompiute»

Il consigliere lamenta l'assenza di notizie sull'immobile dall'estate dello scorso anno

martedì 6 luglio 2021 11.27
«Qualche giorno fa passeggiavo con la mia famiglia nell'area di Colonna. Quando sono arrivato al Monastero, uno dei miei figli, quello di otto anni, mi ha chiesto cosa fosse. Per un attimo sono rimasto sorpreso, ma poi ho considerato che il mio bambino non ci aveva mai messo piede. In quel momento mi sono chiesto cosa sia e cosa rappresenti oggi il Monastero di Colonna». Inizia così la nota del consigliere della Lega Gianni Di Leo circa lo stato attuale del Monastero di Colonna.

«E' una delle tante opere incompiute del sindaco-selfie, una delle grandi assenze in campo culturale della nostra città, più propensa al doppiopetto da yuppies, alle manovre mirate urbanistiche e all'acquisizione del marchio I.C.P. (Indiscussa Capitale del Percolato). Ricordo che correva l'anno domini 2019, precisamente il mese di febbraio, quando apparvero le solite fotografie del sindaco, adeguatamente paparazzato, per annunciare urbi et orbi l'avvento del concessionario-gestore del museo archeologico del Monastero di Colonna, la società siculo-leccese Agorasophia Edutainment, per il successivo quinquennio. A maggio dello stesso anno, di nuovo i paparazzi per celebrare, con le solite foto, il sindaco mentre, penna in mano, firmava una convenzione con il rappresentante del Polo Museale di Puglia per ottenere materiale archeologico da esporre per un anno in uso gratuito.

A questo punto è calato il silenzio mediatico sul Monastero di Colonna. I paparazzi hanno scattato continuamente altre foto e le testate giornalistiche hanno dato sempre notizia dei famosissimi atti di indirizzo, almeno uno a settimana, almeno uno per ogni problema della città. C'è un problema? Niente paura: c'è l'atto di indirizzo! Del Monastero ne abbiamo avuto notizia solo a luglio dell'anno scorso, quando una pesantissima lastra di pietra cadde sulla scogliera sottostante.

Ormai, a mio parere, i tranesi si sono abituati alla presenza del prestigioso immobile - conclude il consigliere di opposizione - e anche alla sua assenza nello scarso panorama culturale cittadino, tanto che nessuno ne parla. Una sorta di assuefazione al dolore del malato, che lo fa diventare normalità di vita quotidiana. Dopo queste considerazioni ho guardato mio figlio negli occhi, dicendogli che un giorno, prima dei suoi diciotto anni, glielo avrei fatto visitare».