"Non chiamatelo amore", come combattere stalking e femminicidio

Fenomeno sotto controllo ma troppi casi ancora non denunciati

domenica 1 giugno 2014 8.19
A cura di Vincenzo Membola
Si è tenuto nei giorno scorsi il convegno "Non chiamatelo amore", organizzato dall'Organizzazione Sinadacale Consap, all'interno di una serie d'incontri che, dopo questo, andranno a costituire un'opportunità di aggiornamento professionale per gli operatori della giustizia ed un'occasione per approfondire tematiche complesse in ambito giurisdizionale. In particolare, l'argomento trattato i questo primo incontro è lo stalking, insieme a una delle piaghe più forti della società contemporanea: il femminicidio.

A discuterne, due relatori d'eccezione: la dottoressa Roberta Schiralli del cittadino centro Save e l'avvocato Antonio Maria La Scala, docente di diritto presso l'università Lum. In particolare, quest'ultimo si è soffermato sul recente aggiornamento in materia normativa della questione: «Nonostante i passi in avanti compiuti - ha detto La Scala -, ci sono da risolvere ancora questioni riguardanti le modalità d'arresto in flagranza di reato, in quanto molte volte non si può cogliere, per tempi d'intervento, il momento decisivo per l'accusa».

Proprio per questo motivo risulta fondamentale il legame con il territorio, per creare informazione. Ne ha parlato anche Roberta Schiralli: «Iniziative come queste ci possono permettere un'azione più efficace sulla nostra comunità, qualcosa sta migliorando ma bisogna fare informazione». Fare informazione, appunto: l'incontro potrebbe forse essere ripetuto: se è vero che poche sono, in percentuale, le donne che decidono di farsi aiutare. Forse, con un occhio di riguardo su queste situazioni da parte di Comune e enti promotori, la forbice percentuale potrebbe restringersi. Un plauso a chi per combattere questo fenomeno si è impegnato in prima linea da parecchio tempo.
stalking, femminicidio
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