Primarie del centro-sinistra, è stata vera festa?

Umori e retroscena di una giornata campale, che va oltre il risultato numerico

martedì 10 marzo 2015 8.19
A cura di Vincenzo Membola
LA "FESTA". Le Primarie, oggetto controverso. Dopo lo strascico polemico in Liguria e Campania, giunge anche a Trani il momento, per i cittadini, di scegliere il proprio candidato per la coalizione di centro-sinistra. Al giorno del voto si arriva in relativa tranquillità, con un candidato "perso per strada" nell'ultima settimana, Domenico Triminì, poco convinto di voler partecipare fin dall'inizio e apparso, infine, sollevato per aver evitato la giornata campale, al momento della proclamazione per congratularsi con il vincitore. C'è chi, come De Laurentis, ha espressamente dichiarato che della domenica di festa se ne sarebbe tranquillamente fatto a meno; altri, sempre all'interno del Partito Democratico, tra i denti hanno pregato e sperato di scivolare in un sonno ristoratore, per risvegliarsi direttamente lunedì mattina, a giochi fatti. I tranesi sono giunti in massa, con una partecipazione che sfiora le vette di Palazzo San Giorgio, dove, tre anni fa, si celebrò la sfida pre-elettorale tra Di Marzio e Riserbato. Un precedente che è aleggiato nelle bocche di molti, come uno spettro.

LE OMBRE. «Sui grandi numeri, c'è il rischio di infiltrazione di persone che non avrebbero potuto votare, appartenendo ad altri schieramenti». A dichiararlo non l'uomo della strada, bensì Gero Grassi, l'esponente terlizzese del Partito Democratico, vicecapogruppo alla Camera dei Deputati. Il parlamentare, giunto insieme al collega Beppe Fioroni, ex-ministro dell'Istruzione, per esprimere, in zona Cesarini, il sostegno della propria corrente ad Amedeo Bottaro, parla chiaro: «Le Primarie andrebbero istituzionalizzate. Bisognerebbe fare una legge. O almeno arrivare ad albi predefiniti, già questo sarebbe un passo avanti. Non un tesseramento, ma quantomeno una pubblica adesione, riconoscendosi nel sostegno allo schieramento». Ben più caustico, sull'argomento, Ferrante: «La disonestà intellettuale: oltre 5000 votanti significa primarie inquinate. Ora quello stesso dirigente non dice nulla, anzi si compiace per l'affluenza che i partiti neanche alle elezioni vere hanno mai messo insieme».

Di inquinamento si è parlato per tutta la giornata, in maniera più o meno coerente: c'è chi si è fermato ai volti dei votanti, con interesse lombrosiano, e chi si è oggettivamente chiesto, con seggi da settecento votanti, come fosse possibile evitare voti doppi, in particolare nei picchi registratisi in mattinata e in prima serata. Movimenti poco chiari sono stati segnalati nei bar circostanti a piazza Mazzini, così come il meccanismo "do ut des", innescatosi con il "rimborso" della ricevuta di versamento dell'euro di contributo, è stato palesemente dimostrato, in particolare da chi cercava di raccattare quanti più tagliandi possibili. Proprio uno dei tre candidati, Domenico Briguglio, ha dichiarato di volerci vedere chiaro in meccanismi che non gli sono "andati a genio" nel corso della preparazione alle urne.

LO SCONFITTO. Fabrizio Ferrante ha, ragionevolmente, accusato il colpo. Tre anni dopo, i risultati tornano a non sorridergli. Doveva essere, a detta dei maligni, il candidato sostenuto dalla folta massa delle cooperative e dagli infiltrati di centro-destra: così, dati alla mano, non è stato. Adesso l'ex-presidente del consiglio comunale è atteso a rispettare la parola data, insieme a Bottaro e Briguglio, che chiunque avesse trionfato sarebbe stato sostenuto dagli altri due. In attesa di dichiarazioni ufficiali, i social network lo ritraggono esitante: «Breve pausa di riflessione - ha scritto sul proprio profilo facebook -, poi la decisione. Purtroppo non sempre le scelte sono libere, a volte sono indotte». L'intero schieramento si augura che sia necessario solo il tempo per smaltire la delusione, riservandogli un posto d'onore, all'altezza delle sue oltre duemila preferenze.