Rino Negrogno: «Ridurre le restrizioni è mancanza di rispetto nei confronti del mio lavoro»

Il duro sfogo dell'infermiere del 118 di Trani rivolto al Presidente Emiliano

sabato 5 dicembre 2020 10.57
A seguito della decisione del Ministro Speranza di trasformare la Puglia da zona arancione a gialla, riceviamo e pubblichiamo la lettera di Rino Negrogno, operatore del 118 di Trani e dal 25 novembre positivo al Covid.


Caro Presidente Michele Emiliano che annunci che la Puglia è gialla e sommessamente precisi che la decisione è del Governo e non della Regione, e che sono stati applicati i 21 criteri, e che i morti non sono di oggi ma di ieri, dell'altro ieri, eccetera, eccetera, eccetera…

Sono un infermiere e lavoro nel servizio Emergenza Urgenza 118 da ormai 20 anni. Pur avendo sempre rispettato i protocolli atti a scongiurare il contagio, sia sul luogo di lavoro che fuori, dal 25 novembre sono positivo. Probabilmente è accaduto, a me come ad altri colleghi, proprio perché negli ultimi giorni sono stato costretto a restare in ambulanza anche per 6-8 ore accanto al paziente positivo, in uno spazio ristretto di un metro per due, in attesa che si liberasse un posto in ospedale, a distanza ravvicinata per inserirgli l'ago in vena o per misurare i suoi parametri vitali. Questo non è scritto nei 21 criteri. Fortunatamente i sintomi ora stanno diminuendo, ma per qualche mio collega la situazione è ancora grave.

Caro Presidente, voglio solo comunicarle che questa vostra tendenza a ridurre le restrizioni o ad accettare passivamente le riduzioni, la vivo come una mancanza di rispetto nei confronti del mio lavoro, nei confronti dei rischi che ho corso, nei confronti dei morti, e mi fanno ritenere non sia giusto correre e far correre ancora alla mia famiglia questi rischi. A questo si aggiunge la scarsa propensione della maggior parte della gente a rispettare le norme anti-COVID. Mi rendo conto delle difficoltà cui andrebbero incontro le attività commerciali, ma secondo me queste difficoltà non si risolvono con restrizioni a intermittenza, con "quasi chiuso" o "quasi aperto", condizione che non fa altro che prolungarne l'agonia. Una chiusura breve, ma totale, con sostegno alle famiglie in difficoltà, sarebbe l'unica misura valida per tentare di arginare sia il problema della pandemia che quello delle omissioni e degli errori compiuti nella gestione del fenomeno.

Per queste ragioni, per la delusione che mi procurate, mi verrebbe voglia, quando dovessi tornare negativo, di non rientrare più al mio lavoro. Lavoro che ho sempre amato, e chi mi conosce lo sa. Non voglio essere il vostro martire. Soprattutto non voglio lo diventi la mia famiglia. Di tutto questo, non dobbiamo farcene carico noi sanitari. Ascolti chi è al fronte, chi è dentro l'ambulanza, dentro l'ospedale. I criteri sono lontani e non hanno occhi.