Tares, per Unimpresa la rivolta è dietro l’angolo

«E’ una tassa ammazzaimprese. Per i commercianti è una disfatta». Monito alle amministrazioni: si preparino ad affrontare una crisi senza precedenti

venerdì 26 luglio 2013 11.43
Effetto Tares. Le prime reazioni giungono da Unimpresa Bat che, dall'inizio dell'anno sta sollecitando approfondimenti e valutazioni in merito a quella che definisce «tassa ammazzaimprese».

«Abbiamo lanciato appelli – scrive l'associazione - affinché le amministrazioni comunali facessero il loro dovere rispettando i loro statuti ed attuando processi di partecipazione soprattutto in merito alla determinazione delle tariffe e alle redazioni dei bilanci partecipati ma nessun segnale è giunto da parte di alcuna di esse, siano di destra, di centro, di sinistra, di fianco, di lato o di traverso. Il risultato è quello che i commercianti, a sede fissa, ambulanti, della ristorazione e di qualunque altro settore, anche artigiani, stanno vedendo avvicinarsi sempre più il momento della disfatta totale e quanto anticipato si sta rivelando essere stato un piccolissimo acconto rispetto alla stangata finale».

Secondo Unimpresa «le tariffe, enormemente aumentate rispetto alle precedenti Tarsu o Tia, trasformeranno quello che prima d'ora era senso di angoscia degli imprenditori in vero e proprio terrore di non poter andare avanti e di chiudere definitivamente battenti da un giorno all'altro». «Un rischio – ammonisce Unimpresa - che viene enormemente sottovalutato non solo dalle sempre più distratte classi politiche ed amministrativa locali ma anche dagli addetti ai lavori che si lasciano trascinare dalla corrente verso interessi che sono di gran lunga differenti rispetto alla tutela e difesa del lavoro e delle Imprese».

Le tariffe e l'entrata in vigore del tributo non mancheranno di sollevare proteste. «Crediamo – chiude Unimpresa – che la rivolta, anche nella Bat, sia davvero dietro l'angolo e che l'alternativa è la sicura chiusura di un numero impressionante di imprese con la conseguenza che i nuovi disoccupati si rifugeranno, quando potranno, nel sommerso e a pagarne le conseguenze sarà l'intera collettività. Anche gli amministratori pubblici non dormono sonni tranquilli e si preparino ad affrontare e a dare risposte alla più grave crisi occupazionale mai verificatasi prima d'ora e non solo a quello».