Trani, da rudere a cantiere a giungla di cemento

Una questione civica e politica, oltre che linguistica

giovedì 23 luglio 2020
A cura di Giovanni Ronco
Gaffe, lapsus freudiano (per dire ancora una volta di aver ereditato una città "rudere" dalle precedenti amministrazioni?), scelta lessicale errata? La definizione generica ed estensibile a tutta Trani, appunto, di "rudere" da parte di Bottaro, per comunicarci di aver speso 50 milioni in 5 anni in opere pubbliche, lascia un po' mortificati, come minimo. Qualche rudere era in effetti sparso qua e là, ed attualmente c'è ancora, ma quel termine stride con una delle nostre carte che sempre da tranesi ci siamo giocati, anche per mostrarci all'esterno, a quelli che poi non conoscevano e a cui nulla fregava, delle nostre magagne interne.

Pure prima che arrivasse Bottaro in effetti, ci crogiolavamo nell'effetto e nel vanto della città "cartolina", termine che sta all'esatto opposto di "rudere". Pure prima di Bottaro c'erano quelli che una settimana sì e l'altra pure, pubblicavano sui social splendide foto di Trani, con commenti ai limiti dell'onanismo (termine dotto per indicare la masturbazione), con frasi del tipo: come si fa a non amarla? Io amo questa città! Non la cambierei con nessun'altra al mondo! E via di questo passo. Ad un rudere non avresti mai dedicato questi cinguettii social.

Il problema civico, e politico, oltre che linguistico sembra però ancora più serio. La città è diventata tanto "cantiere" nella misura in cui si sono ristretti e "mortificati" (pure loro, e sono due) gli spazi verdi. Prati e aiuole sempre più rari, alberi tagliati e non sostituiti, cantieri come funghi, invece che parchi verdi e con servizi, per far giocare i bambini.

Glielo farei dire e sottolineare, tornando alla gaffe lessicale, con il lapis blu dai suoi, pochi, ma sempre pronti alla scelta lessicale accademica, tra consiglieri ed assessori, gente che pubblica libri o ha il vezzo della correzione nei confronti del prossimo, gente che va da Cassese ogni settembre che Dio ci manda e gliela farei ricordare al sindaco, la famosa frase di Nanni Moretti: " Ma come parli? Le parole sono importanti!". Ma per stavolta ci limitiamo a farglielo notare da questo osservatorio: le parole sono pietre. Peggio che ruderi.