Un anno fa l’incidente a Molfetta: Alessandro non dimentica

Parla il tifoso del Trani che ha perso un occhio allo stadio. «E' passato un anno, sembra ieri». La settimana scorsa ha subito il quarto intervento

martedì 3 maggio 2011
A cura di Biagio Fanelli
«E' passato un anno, sembra ieri». Alessandro Di Ronzo non dimentica. Il tifoso del Trani colpito il 2 maggio del 2010 da un tubo di ferro mentre assisteva alla gara tra la Fortis Trani ed il Molfetta allo stadio Paolo Poli, ricorda spesso quell'episodio che gli è costato la perdita della funzionalità dell'occhio sinistro. A Verona, la settimana scorsa, ha subito il quarto intervento negli ultimi 12 mesi: «Dal punto di vista estetico, l'occhio è salvo e non ci sarà bisogno di una protesi. Dal punto di vista funzionale invece non c'è nulla da fare: dall'occhio sinistro non vedevo, non vedo e non vedrò».

Il tubo di ferro, partito dal settore occupato dai sostenitori del Molfetta, gli ha provocato un profondo taglio alla macula, un'area molto piccola della retina, la cui parte centrale, a sua volta chiamata fovea, è fondamentale per la vista. «Nonostante le cure mediche ed i quattro interventi – spiega Alessandro – ero ben consapevole fin dall'inizio che non avrei più visto da quell'occhio. Mi fa rabbia pensare che tutto ciò sia accaduto durante una partita di calcio e mi fa ancora più rabbia sapere che il gesto sia rimasto impunito a distanza di un anno. Attendo ancora giustizia».

Nessuna immagine televisiva, nessuna foto e nessun filmato dei Carabinieri di Molfetta è riuscito ad identificare il teppista che ha scagliato, da un settore all'altro, il tubo che ha colpito Alessandro. «Ho sporto denuncia penale subito dopo la gara, purtroppo dall'esame delle immagini non è stato colto nessun tifoso del Molfetta in atteggiamenti violenti. Mi spiace dirlo, ma è una cosa inaudita. A Trani, durante le partite, siamo controllati e ripresi dalle telecamere delle Forze dell'Ordine, mentre a Molfetta quel giorno, nonostante l'importanza della gara e la rivalità tra le due tifoserie, il servizio d'ordine ha lasciato a desiderare sotto tutti i punti di vista. Io, purtroppo, ne sono la prova lampante».

In un anno, la vita di Alessandro è mutata nelle abitudini. Il ragazzo ha dovuto dire addio al rugby, disciplina che praticava a livello agonistico: «Devo evitare gli sport da contatto, il rugby purtroppo è uno di questi. Gioco a calcetto sporadicamente con gli amici dello Juventus Club, ma senza forzare perché una pallonata o un contrasto potrebbero causarmi altri guai. Alla palestra non ho rinunciato ma anche in questo caso mi devo limitare ad esercizi di aerobica e nulla più. Sto riprendendo confidenza con la guida della macchina cercando di evitare strade trafficate e confusione. Avverto ancora un po' di disorientamento, mi dovrò abituare». Durante questi 12 mesi, la sua attività, in via Mario Pagano, è stata portata avanti dal papà e dal fratello. «La mia famiglia è stata fondamentale sotto tutti gli aspetti così come la gente che mi ha voluto esprimere solidarietà: amici di sempre, ma anche persone che non conoscevo, di tutti i ceti sociali. Ho sentito una città al mio fianco. Se ho raggiunto dei sensibili miglioramenti, anche di umore, lo devo a tutti quelli che mi son stati vicini». L'amministrazione, in occasione della festa di San Nicola, gli ha conferito una civica benemerenza: «Mi ha fatto molto piacere anche se qualcuno ha criticato quella decisione. Ho molto apprezzato il gesto del sindaco».

Nonostante quanto accaduto, Alessandro non ha mai smesso di seguire il calcio ed il Trani. «Non mi sono mai perso una gara della Fortis in casa, in trasferta però non vado più. L'ho promesso ai miei genitori». Domenica prossima a Grottaglie ci si gioca la permanenza in serie D, Alessandro però non farà nessuno strappo alla regola: «La seguirò da casa, fra Internet e radio. Col cuore sarò li».