«Carcere di Trani, si gioca sulla pelle degli agenti»
Mastrulli (Osapp): «I detenuti potrebbero arrivare a 800»
mercoledì 27 ottobre 2010
Si è svolta nel carcere di Trani l'assemblea generale dei quadri dirigenti sindacali dei poliziotti aderenti ed iscritti all'Osapp, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria. A presiedere il vertice, il fondatore del movimento, Domenico Mastrulli, vicesegretario generale nazionale del sindacato.
Mastrulli elenca numeri e criticità della carceri pugliesi. «Nei penitenziari della Regione dimorano 4700 detenuti. Troppi per le nostre strutture, obsolete, umide e maleodoranti, in alcuni casi con gravi problemi strutturali. Trani è la punta dell'iceberg. Nel penitenziario maschile sono reclusi attualmente 280 detenuti. A partire dalla seconda decade di novembre, ne dovrà accogliere molti di più, da un minimo di 130 ad un massimo di 180, provenienti da Bari, per via dei lavori di ristrutturazione della seconda sezione detentiva del capoluogo. In più, il piano carceri del governo prevede la costruzione di tre nuovi padiglioni detentivi e, fra le sedi, con Lecce e Taranto, c'è proprio Trani. Ciò significa che qui potrebbero arrivare altri 250 detenuti. Se facciamo due conti, il penitenziario tranese potrebbe ritrovarsi quasi 800 carcerati a fronte di appena 300 agenti. Vi sembra normale?».
Pochi agenti, troppi reclusi e benefici contrattuali ed economici ridotti al lumicino: «Da gennaio scorso – spiega Mastrulli – è in atto un contenzioso per le missioni dei nuclei di traduzioni e scorte. I poliziotti sono costretti ad anticipare di tasca loro dei soldi per assolvere compiti di natura istituzionale, non percepiscono da tempo gli straordinari e non riescono a reggere i massacranti turni di lavoro». Come risolvere il problema? Mastrulli è chiaro: «Non servono nuove strutture ma occorre ottimizzare quelle già esistenti. Il carcere di Spinazzola e la ex casa mandamentale di Trinitapoli sono i simboli dello sperpero dell'attuale gestione carceraria regionale. Chiudere le strutture parzialmente utilizzate e concentrare gli agenti nei penitenziari più affollati consentirebbe di gestire al meglio l'emergenza senza sprecare soldi che, tra le altre cose, riteniamo non ci siano».
Mastrulli elenca numeri e criticità della carceri pugliesi. «Nei penitenziari della Regione dimorano 4700 detenuti. Troppi per le nostre strutture, obsolete, umide e maleodoranti, in alcuni casi con gravi problemi strutturali. Trani è la punta dell'iceberg. Nel penitenziario maschile sono reclusi attualmente 280 detenuti. A partire dalla seconda decade di novembre, ne dovrà accogliere molti di più, da un minimo di 130 ad un massimo di 180, provenienti da Bari, per via dei lavori di ristrutturazione della seconda sezione detentiva del capoluogo. In più, il piano carceri del governo prevede la costruzione di tre nuovi padiglioni detentivi e, fra le sedi, con Lecce e Taranto, c'è proprio Trani. Ciò significa che qui potrebbero arrivare altri 250 detenuti. Se facciamo due conti, il penitenziario tranese potrebbe ritrovarsi quasi 800 carcerati a fronte di appena 300 agenti. Vi sembra normale?».
Pochi agenti, troppi reclusi e benefici contrattuali ed economici ridotti al lumicino: «Da gennaio scorso – spiega Mastrulli – è in atto un contenzioso per le missioni dei nuclei di traduzioni e scorte. I poliziotti sono costretti ad anticipare di tasca loro dei soldi per assolvere compiti di natura istituzionale, non percepiscono da tempo gli straordinari e non riescono a reggere i massacranti turni di lavoro». Come risolvere il problema? Mastrulli è chiaro: «Non servono nuove strutture ma occorre ottimizzare quelle già esistenti. Il carcere di Spinazzola e la ex casa mandamentale di Trinitapoli sono i simboli dello sperpero dell'attuale gestione carceraria regionale. Chiudere le strutture parzialmente utilizzate e concentrare gli agenti nei penitenziari più affollati consentirebbe di gestire al meglio l'emergenza senza sprecare soldi che, tra le altre cose, riteniamo non ci siano».