Cinque anni dalla morte di Raffaele Casale, il papà: «I responsabili ci hanno condannato a vivere nel dubbio»

Il 16 agosto 2017 il giovane chef perse la vita in via Martiri di Palermo

martedì 16 agosto 2022 11.28
A cura di Alessandra Vacca
«Un altro anno è passato e sono cinque anni che ti è stata rubata la vita e i responsabili con le loro bugie ci hanno condannato a vivere nel dubbio e nell'angoscia di chi non potrà mai rassegnarsi senza darti giustizia»: sono queste le parole di Felice Casale, padre di Raffaele, il giovane chef morto il 16 agosto 2017, a Trani, a causa di un incidente stradale in via Martiri di Palermo.

Cinque anni sono passati da quella terribile notte quando il 28enne perse il controllo della moto finendo contro un palo della luce. Raffaele Casale era chef del ristorante Le Lampare di Trani ed era stato allievo del famoso Antonino Cannavacciuolo.

Pochi giorni dopo la morte di Raffaele il pm della Procura di Trani, Donato Alessandro Pesce, dispose una perizia affinché fosse accertata la dinamica dello schianto. Dalle valutazioni fatte dall'ingegnere incaricato, sia sulla base delle tracce rimaste sull'asfalto che dei rilievi fotografici eseguiti dalla polizia dopo l'incidente, non emersero nuovi elementi rispetto a quanto non fosse stato già menzionato nei verbali redatti dal Commissariato di Polizia.

Secondo papà Felice, però, a contribuire allo sbandamento del mezzo sarebbero state le precarie condizioni di quel tratto di strada caratterizzato da scarsa illuminazione e asfalto ricoperto da aghi di pino e sabbia. A ciò si aggiunsero le testimonianze discordanti dei testimoni.

Le ultime novità sull'inchiesta giudiziaria tuttora in corso risalgono al 28 dicembre scorso quando il Giudice per le indagini preliminari decise di riaprire le indagini, rigettando la richiesta di archiviazione presentata dal Pubblico Ministero. In particolare, il pm Lucia Anna Altamura, esaminati gli atti del procedimento penale, richiese nuove perizie sulla moto guidata dalla vittima la sera del tragico incidente e sull'auto della donna, unica indagata, presente la notte dell'incidente.

La famiglia Casale ancora oggi attende di chiarire una volta per tutte le cause esatte della morte del giovane, a fronte di testimonianze sempre discordanti tra loro, lungaggini burocratiche e una macchina giudiziaria troppo lenta.