Colpo al clan Corda-Lomolino, Libera Trani: «Solidarietà alle vittime dei reati e delle estorsioni»

L'appello alle istituzioni: «Si lavori a 360 gradi per promuovere benessere, equità e giustizia sociale»

venerdì 9 luglio 2021 9.47
Esprimiamo grande riconoscenza alle forze dell'ordine e alla magistratura per l'importante operazione che ha portato, nei giorni scorsi, all'arresto di 14 indagati per associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsioni, spaccio di stupefacenti e detenzione illecita di armi.

Esprimiamo nel contempo solidarietà alle vittime dei reati e delle estorsioni con cui gli arrestati tenevano sotto scacco tanti esercenti di attività economiche e commerciali. Si tratta di un'operazione, frutto di complesse attività d'indagine, che colpisce al cuore un clan, quello dei Corda-Lomolino, il quale, stando alle prime informazioni diffuse dalla stampa, sembra che stesse occupando il vuoto di potere criminale lasciato dal noto boss tranese Salvatore Annacondia e dai suoi affiliati.

Tutti noi conosciamo la stagione nera vissuta negli anni '80 e '90 a causa della presenza nel nostro territorio di Annacondia, alias mano mozza, boss dalla pesante caratura criminale che aveva profondamente inquinato il tessuto sociale, economico e politico della nostra città e del nord barese. Di quelle vicende abbiamo parlato nella recente presentazione, organizzata dal presidio cittadino di Libera, del libro "Mano mozza" di Emma Barbaro e Valentina Drago.

Non possiamo che essere soddisfatti, dunque, nell'apprendere la notizia di questi arresti che ci permettono di tirare un sospiro di sollievo. Consapevoli tuttavia di non poter abbassare la guardia nella fallace illusione di poter da oggi vivere in un'oasi felice, libera ormai da mafia e illegalità.

L'esperienza ci mostra come gli arresti non fermano la criminalità se non viene risanato il contesto sociale su cui questa ha potuto attecchire, se non si interviene cioè sulle cause che sono all'origine dei fenomeni criminali e mafiosi.

E questo è compito della politica. Alla magistratura e alle forze dell'ordine spetta l'onere di agire sul il proliferare della fronte del controllo e della repressione, ma sta alla politica rimuovere le condizioni di disagio, povertà e marginalità che favoriscono il nascere della delinquenza e del malaffare.

Alle istituzioni allora rivolgiamo un appello a non cullarsi nell'idea che il lavoro svolto da forze dell'ordine e magistratura – su cui peraltro registriamo un loro sorprendente silenzio – ci ponga ormai fuori da ogni pericolo, ma che si lavori a 360 gradi per promuovere benessere, equità e giustizia sociale. Condizioni imprescindibili per una società sana.