Comitato Bene Comune, l'Arpa ha ammesso lo scarso valore dei controlli
Il mare a Trani sarebbe eccellente solo per la burocrazia
martedì 20 maggio 2014
11.01
«A Trani il mare è eccellente, ma ciò non vuol dire che non ci sia contaminazione», queste le parole del dr Ungaro, Dirigente Ambientale Arpa, Unità Operativa Biologia Mare e Coste, intervenuto venerdì 16 maggio all'incontro organizzato dal Comitato Bene Comune e tenutosi presso il circolo Hastarci, a cui hanno partecipato anche il dr. Francesco Bartucci per Legambiente Puglia e l'assessore comunale all'Ambiente prof. Giuseppe De Simone. Una eccellenza "burocratica" quindi, che si attiene strettamente alle disposizioni della Comunità Europea, la quale prevede l'analisi solo in acque di balneazione e che controlla solo due parametri: enterococchi intestinali ed escherichia coli.
La dichiarazione di ARPA Puglia è quanto basta per evidenziare la evidente poca aderenza con la realtà, e che per avere un quadro esaustivo si avrebbe bisogno di maggiori approfondimenti, tutti volti alla salvaguardia della salute pubblica. Ancor più nel nostro territorio, che ha un depuratore mal funzionante, e che quindi rappresenta giustificato motivo di rischio. E nell'incontro il nostro assessore all'Ambiente ha scoperto che non rientrano nelle acque di balneazione diversi punti della nostra costa invece frequentatissimi da decenni (ad es. la zona Monastero), le cui acque quindi non sono state mai analizzate. Ancora stupore quando l'assessore ha scoperto di dover provvedere ai segnali di divieto di balneazione esponendo anche il motivo del divieto, e la meraviglia ha raggiunto l'apice quando ha appreso che ciò dovrà essere fatto in tre lingue. A riprova quindi che, al di là delle parole di rito, non è stata presa in considerazione la problematica dell'inquinamento del mare e della tutela della nostra costa. Invitiamo dunque l'Assessore a leggere l'Ordinanza Balneare Regionale e la normativa europea.
L'Arpa monitora 39 corpi idrici marino-costieri e ha 84 punti stazione, ma non a Trani, perché la stazione deve essere posta a valle del corpo idrico, e la Regione finanzia solo due punti. In più Arpa ha 385 unità lavorative anziché 823 previste. La scarsa informazione è stato anche uno dei punti discussi. La normativa europea prevede una rapida informazione ai cittadini dei risultati delle analisi, anche in prossimità dei luoghi in cui è avvenuto il campionamento.
In conclusione, avendo lo stesso dirigente Arpa espresso critiche negative rispetto alle modalità previste per lo svolgimento delle analisi, perché tali modalità non offrirebbero una fotografia reale della situazione delle acque, noi chiediamo al Comune di effettuare analisi approfondite lungo i tratti di fatto di balneazione, al fine della tutela della salute pubblica. Il Comune può infatti procedere ad analisi proprie, e poiché la cifra da impiegare non dovrebbe essere esorbitante (nel dibattito Arpa ha indicato 2 mila euro), pensiamo che l'Amministrazione possa impiegare una così modica cifra per un fine importante.
Al fine poi di rendere la nostra richiesta più incisiva, vogliamo ricordare che la Direttiva 2006/7/CE, relativa alla gestione della qualità delle acque di balneazione, fa esplicito riferimento alla Convenzione Unece, ratificata dalla Comunità europea il 17 febbraio 2005, che prevede che l'accesso alle informazioni, la partecipazione ai processi decisionali e l'accesso alla giustizia in materia ambientale, da parte del pubblico, siano incoraggiati e favoriti (convenzione di Arhus).
La dichiarazione di ARPA Puglia è quanto basta per evidenziare la evidente poca aderenza con la realtà, e che per avere un quadro esaustivo si avrebbe bisogno di maggiori approfondimenti, tutti volti alla salvaguardia della salute pubblica. Ancor più nel nostro territorio, che ha un depuratore mal funzionante, e che quindi rappresenta giustificato motivo di rischio. E nell'incontro il nostro assessore all'Ambiente ha scoperto che non rientrano nelle acque di balneazione diversi punti della nostra costa invece frequentatissimi da decenni (ad es. la zona Monastero), le cui acque quindi non sono state mai analizzate. Ancora stupore quando l'assessore ha scoperto di dover provvedere ai segnali di divieto di balneazione esponendo anche il motivo del divieto, e la meraviglia ha raggiunto l'apice quando ha appreso che ciò dovrà essere fatto in tre lingue. A riprova quindi che, al di là delle parole di rito, non è stata presa in considerazione la problematica dell'inquinamento del mare e della tutela della nostra costa. Invitiamo dunque l'Assessore a leggere l'Ordinanza Balneare Regionale e la normativa europea.
L'Arpa monitora 39 corpi idrici marino-costieri e ha 84 punti stazione, ma non a Trani, perché la stazione deve essere posta a valle del corpo idrico, e la Regione finanzia solo due punti. In più Arpa ha 385 unità lavorative anziché 823 previste. La scarsa informazione è stato anche uno dei punti discussi. La normativa europea prevede una rapida informazione ai cittadini dei risultati delle analisi, anche in prossimità dei luoghi in cui è avvenuto il campionamento.
In conclusione, avendo lo stesso dirigente Arpa espresso critiche negative rispetto alle modalità previste per lo svolgimento delle analisi, perché tali modalità non offrirebbero una fotografia reale della situazione delle acque, noi chiediamo al Comune di effettuare analisi approfondite lungo i tratti di fatto di balneazione, al fine della tutela della salute pubblica. Il Comune può infatti procedere ad analisi proprie, e poiché la cifra da impiegare non dovrebbe essere esorbitante (nel dibattito Arpa ha indicato 2 mila euro), pensiamo che l'Amministrazione possa impiegare una così modica cifra per un fine importante.
Al fine poi di rendere la nostra richiesta più incisiva, vogliamo ricordare che la Direttiva 2006/7/CE, relativa alla gestione della qualità delle acque di balneazione, fa esplicito riferimento alla Convenzione Unece, ratificata dalla Comunità europea il 17 febbraio 2005, che prevede che l'accesso alle informazioni, la partecipazione ai processi decisionali e l'accesso alla giustizia in materia ambientale, da parte del pubblico, siano incoraggiati e favoriti (convenzione di Arhus).