Comune di Trani e Soprintendenza, tanti pesi e tante misure
Nenna fa l'elenco dei casi: dal muro di villa Bini al fortino. Misteri e stranezze segnalate dall'esponente della Federazione della Sinistra
venerdì 6 maggio 2011
Il sottovia di via De Robertis, piazza Longobardi, il ristorante a Sant'Antuono. Sono questi alcuni dei più significativi casi in cui, il Comune di Trani e la Soprintendenza sono entrati in contatto, assumendo, ognuno per le proprie competenze, decisioni una diversa dall'altra. Misteri e stranezze locali, segnalate in una nota da Cosimo Nenna, della Federazione della Sinistra di Trani.
Nenna comincia l'analisi dal sottovia di via De Robertis: «Trani - scrive Nenna - è come Alassio, nel senso che può vantare il suo muretto. Ma se nella città ligure, com'è arcinoto, è simbolo di turismo e di ritrovo per i giovani, a Trani, invece, è motivo di contendere tra l'amministrazione comunale da una parte e la Soprintendenza e il Ministero ai beni culturali dall'altra. La prima vuole sacrificarlo nell'ambito dei lavori per la soppressione del passaggio a livello di via Annibale Maria Di Francia e la costruzione di un sottovia. Gli altri, Soprintendenza e Ministero, l'hanno vincolato ritenendolo di grande importanza storica (sic). Il Comune, a questo punto, pare sarà costretto a trovare soluzioni alternative (campa cavallo) per l'eliminazione di quel passaggio a livello che divide la città in due, che crea caos al traffico e pericolo per chi, impaziente e incurante delle sbarre abbassate, tenta di attraversare ugualmente i binari. Stranezze della vita da parte di entrambi i contendenti».
Altro caso, piazza Longobardi: «L'amministrazione - prosegue Nenna - vuole trasformarla in meglio anche se c'è una opposizione degli esercenti della zona. La soprintendenza, invece, interviene finanche con i Carabinieri perché, sostiene (a ragione) che sotto la piazza vi siano i resti della cripta dell'antica chiesa dell'Annunziata demolita ai primi dell'800, non sapendo (forse) che nei primi anni Ottanta, quasi trent'anni fa, quando furono rifatte la pensilina e le caditoie per lo scolo delle acque, tutti i reperti venuti alla luce, in gran segreto e in fretta e furia furono raccolti e portati al museo Diocesano, forse per evitare l'intervento proprio dell'ente che tutela i beni storici. Ma non è questo quello che conta oggi, né come andrà a finire (se non è già terminata) la querelle. Quello che meraviglia, invece, sarebbe quell'eccesso di zelo dell'ente ministeriale solo verso taluni beni ambientali, artistici e storici cittadini, a cui si contrapporrebbe un certo lassismo o distrazione da parte dell'amministrazione nella tutela e valorizzazione delle testimonianze storiche».
Nenna arriva al dunque della sua analisi: «Se è vero che quel muretto va conservato (lo stato in cui versa fa propendere che starà in piedi da solo ancora per poco) e che sotto piazza Longobardi ci sono importanti testimonianze archeologiche, ci si chiede come mai la Soprintendenza ha consentito, pare senza proferire rilievi nonostante diverse segnalazioni, la chiusura dell'angiporto Ognissanti con quelle strutture di cemento e materiale ferroso bianche che offendono il colore antico della pietra circostante e l'attigua chiesa di Ognissanti? Come mai la Soprintendenza non ha proferito parola alle sovrastrutture che disturbano la vista dell'antico fortino che ingloba la chiesa di Sant'Antonio Abate e che l'amministrazione ha concesso a privati per un farne un ristorante ecclesiastico moroso (la definizione è di un senatore, ex assessore della giunta Tarantini all'epoca dei fatti, autore anche di una dettagliata denuncia nel merito all'autorità giudiziaria)? Questa decisione suscitò le ire (quasi un anatema) del Vescovo, l'indignazione della cittadinanza e dell'onorevole Gabriella Carlucci (stesso colore dell'amministrazione tranese) che preparò un'interrogazione urgente al Ministro per i Beni culturali , ceduta per ragioni di opportunità politica al collega Zazzera (Idv), come comunicò testualmente il 25 gennaio 2009 il suo addetto stampa Federico Mancini ad un cittadino che protestava e chiedeva lumi all'onorevole di Trani. Come mai la Soprintendenza e il Comune zittiscono dinanzi alla facciata prospiciente il porto del quattrocentesco palazzo Caccetta offesa da erbacce e tubi tricolori per lo scolo del l'acqua piovana?».
Nenna comincia l'analisi dal sottovia di via De Robertis: «Trani - scrive Nenna - è come Alassio, nel senso che può vantare il suo muretto. Ma se nella città ligure, com'è arcinoto, è simbolo di turismo e di ritrovo per i giovani, a Trani, invece, è motivo di contendere tra l'amministrazione comunale da una parte e la Soprintendenza e il Ministero ai beni culturali dall'altra. La prima vuole sacrificarlo nell'ambito dei lavori per la soppressione del passaggio a livello di via Annibale Maria Di Francia e la costruzione di un sottovia. Gli altri, Soprintendenza e Ministero, l'hanno vincolato ritenendolo di grande importanza storica (sic). Il Comune, a questo punto, pare sarà costretto a trovare soluzioni alternative (campa cavallo) per l'eliminazione di quel passaggio a livello che divide la città in due, che crea caos al traffico e pericolo per chi, impaziente e incurante delle sbarre abbassate, tenta di attraversare ugualmente i binari. Stranezze della vita da parte di entrambi i contendenti».
Altro caso, piazza Longobardi: «L'amministrazione - prosegue Nenna - vuole trasformarla in meglio anche se c'è una opposizione degli esercenti della zona. La soprintendenza, invece, interviene finanche con i Carabinieri perché, sostiene (a ragione) che sotto la piazza vi siano i resti della cripta dell'antica chiesa dell'Annunziata demolita ai primi dell'800, non sapendo (forse) che nei primi anni Ottanta, quasi trent'anni fa, quando furono rifatte la pensilina e le caditoie per lo scolo delle acque, tutti i reperti venuti alla luce, in gran segreto e in fretta e furia furono raccolti e portati al museo Diocesano, forse per evitare l'intervento proprio dell'ente che tutela i beni storici. Ma non è questo quello che conta oggi, né come andrà a finire (se non è già terminata) la querelle. Quello che meraviglia, invece, sarebbe quell'eccesso di zelo dell'ente ministeriale solo verso taluni beni ambientali, artistici e storici cittadini, a cui si contrapporrebbe un certo lassismo o distrazione da parte dell'amministrazione nella tutela e valorizzazione delle testimonianze storiche».
Nenna arriva al dunque della sua analisi: «Se è vero che quel muretto va conservato (lo stato in cui versa fa propendere che starà in piedi da solo ancora per poco) e che sotto piazza Longobardi ci sono importanti testimonianze archeologiche, ci si chiede come mai la Soprintendenza ha consentito, pare senza proferire rilievi nonostante diverse segnalazioni, la chiusura dell'angiporto Ognissanti con quelle strutture di cemento e materiale ferroso bianche che offendono il colore antico della pietra circostante e l'attigua chiesa di Ognissanti? Come mai la Soprintendenza non ha proferito parola alle sovrastrutture che disturbano la vista dell'antico fortino che ingloba la chiesa di Sant'Antonio Abate e che l'amministrazione ha concesso a privati per un farne un ristorante ecclesiastico moroso (la definizione è di un senatore, ex assessore della giunta Tarantini all'epoca dei fatti, autore anche di una dettagliata denuncia nel merito all'autorità giudiziaria)? Questa decisione suscitò le ire (quasi un anatema) del Vescovo, l'indignazione della cittadinanza e dell'onorevole Gabriella Carlucci (stesso colore dell'amministrazione tranese) che preparò un'interrogazione urgente al Ministro per i Beni culturali , ceduta per ragioni di opportunità politica al collega Zazzera (Idv), come comunicò testualmente il 25 gennaio 2009 il suo addetto stampa Federico Mancini ad un cittadino che protestava e chiedeva lumi all'onorevole di Trani. Come mai la Soprintendenza e il Comune zittiscono dinanzi alla facciata prospiciente il porto del quattrocentesco palazzo Caccetta offesa da erbacce e tubi tricolori per lo scolo del l'acqua piovana?».