Dalla "Cava dei veleni" alle frasche in fiamme: cosa succede a Trani?

Tanti dubbi per l’ennesima febbre del sabato sera da fumo

lunedì 12 marzo 2018
A cura di Giovanni Ronco
E una volta è la cava dei veleni, un'altra volta roba di derivazione chimica (io spesso ho sentito anche questo tipo di odori – sarà che mi si è alterato l'olfatto ormai stando qui -) e un'altra volta le fresche frasche e un'altra volta ancora c'è chi, dopo la terza gamba, trova anche la terza cava. Certo è che, il risultato finale che si ha nella nostra Trani, è un senso di città in balia degli eventi, città indifesa, con una delle classi politiche più indifendibili d'Italia. Perché il danno, la beffa e la valutazione di chi gestisce un territorio, è sempre direttamente proporzionale al grado di bellezza rovinata. Ed a Trani il danno è assai ormai, in tal senso.

Quarantotto ore fa circa, l'ennesima febbre del sabato sera da fumo. Risultato dopo ore e ore di ricerche per capire chi, stavolta, attaccasse il territorio indifeso e indifendibile: incendio da frasche e scarti di lavorazione dell'olio. Quando ero piccolo, insieme a mio nonno Cristoforo, detto Ninuccio (il famoso tabaccaio di piazza Libertà, a proposito di fumo) che era proprietario di terre, abbiamo, per decine e decine di volte, acceso enormi falò, in campagna, dopo la raccolta delle olive ed i cosiddetti cumuli di frasche e scarti della stessa. Devo dire che mai ho avuto la sensazione provata sabato; eppure più volte sono stato investito da quel tipo di "fumi". Sabato sera: nausea e disturbi di stomaco e bruciori, sintomi avvertiti dai miei familiari e da tanti cittadini che ci hanno contattato per sapere cosa stesse succedendo.

Ecco perché, al di là delle rassicurazioni giunte questa volta, ma anche in tante altre occasioni, riteniamo che la sensazione più diffusa in città sia quella di appartenere ad un territorio senza difese. Ora infatti, dico per esempio al sindaco, all'assessore all'ambiente Di Gregorio, al consigliere regionale Santorsola, (per un anno assessore regionale all'Ambiente): cosa si aspetta, a maggior ragione dopo l'ultima sentenza avversa riguardo la cava dei fumi all'idrocarburo, a chiedere i soldi alla Regione per avviare la bonifica? Leggo periodicamente di esultanze pubbliche per questo o quell'altro finanziamento, per l'idea arrivata grazie ad uno o all'altro, per ogni qualsiasi atto, ma mai che fosse arrivato un guizzo risolutore per quella cava fumante. Il terreno è privato, ma l'impestata è Trani tutta, cacchio!

Ora, per giunta, in attesa della perizia sull'epica scossa di terremoto, dovremo attendere per i lavori alla discarica Amiu? Perché naturalmente, in attesa dei controlli, immaginiamo che non si potrà mettere mano per non alterare lo stato del luogo, per dirla con una tipica affermazione giuridica. Ecco il risultato di tanta melina… Ora ci mancava anche la perizia della scossa (legittima "mossa" per la difesa di chi è coinvolto nell'accusa di responsabilità intorno alle sorti della Discarica); una "manovra" più veloce d'intervento avrebbe anticipato questo ulteriore rinvio, rispetto all'argine da porre ad eventuali danni ambientali. Cava, discarica, fumi. Il nostro ambiente è stato, ed è, sufficientemente difeso? Io da cittadino, da padre, da ipotetico magistrato, da giornalista, continuo a pormi ed a porvi questa domanda. Non chiacchiere morte. E fumanti.