Emiliano da le chiavi di Bari a Fini. Tarantini: «Non condivido»

Lettera al collega barese: «Scelta intrisa di paradossi»

giovedì 28 ottobre 2010
Venerdì il sindaco di Bari, Michele Emiliano, consegnerà le chiavi della città al presidente della camera, Gianfranco Fini. Il gesto non trova tutti d'accordo. Fra i contrari c'è anche il sindaco di Trani, Giuseppe Tarantini, che ha scritto ad Emiliano:

«Caro sndaco Emiliano, avendo stima della tua persona mi permetto di intervenire amabilmente sul fatto che hai concesso al presidente Fini le chiavi della città di Bari. Credo che l'atto onorifico della consegna delle chiavi di una città sia paragonabile ad una sorta di nobel civico che ha, nella sua sostanza, una necessità: l'interpretazione della volontà condivisa dei cittadini di Bari. Pur non essendo cittadino barese, ma convinto come sono, che qualcuno che la pensi come me a Bari ci sia, faccio alcune considerazioni.

Se questo atto fosse stato motivato su questioni legate alla carica istituzionale ricoperta dal presidente Fini, non avrei battuto ciglio. Comprendo il tuo imbarazzo nel compiere un gesto, la cui responsabilità è di chi ti ha posto in queste condizioni e non la tua. Poiché di fatto, consegnando l'onorificenza civica a Fini l'hai concessa al capo di una nascitura parte politica. Ma poiché hai inteso motivare l'atto nobile con argomenti legati al rispetto della Costituzione ed al nome di Tatarella, mi corre l'obbligo di dissentire garbatamente e di farti rilevare alcune cose.

La prima, è relativa al fatto che Fini da leader (almeno fino a qualche mese fa) della destra politica, pur rispettando pienamente la Costituzione non può considerarla un dogma indiscutibile, se non altro perché è stato, insieme a noi, tra coloro i quali hanno militato nell'unica comunità tenuta fuori dal processo costituente. Infatti, abbiamo punti di dissenso rispetto alla Costituzione vigente, come ad esempio, l'impostazione parlamentaristica, essendo noi da sempre sostenitori della Repubblica presidenziale, con un sistema che in piccolo proprio noi sindaci configuriamo essendo eletti direttamente dal popolo.

Altro punto, è rappresentato dal fatto che la costituzione non prevede alcun tipo di controllo sul patrimonio e sui bilanci dei partiti politici e dei sindacati, soprattutto se si tiene conto degli ingenti finanziamenti pubblici che i primi ricevono e che i secondi prelevano direttamente dalla busta paga dei loro associati. Manco a farlo apposta è proprio di questi giorni la decisione del pm di Roma, che non ha ritenuto regolare la condotta di Fini, nel vendere la casa di Montecarlo a circa un terzo del valore di mercato, ma non passibile di azione penale, proprio perché i partiti politici sono considerati associazioni cui non è dato allo Stato il potere di controllo sulle attività finanziarie; con ciò liquidando la questione, come di carattere civilistico e non penale.

Aggiungo che per chi, come me, viene orgogliosamente dalla scuola della destra, pur abituato ad avere uno spirito di servizio verso lo Stato ed una correttezza istituzionale verso la Costituzione (ho come te, giurato su di essa, quando sono stato eletto sindaco), sentirne parlare come fosse un dogma immodificabile, credimi costituisce un paradosso. Essa, essendo una regola fatta dagli uomini per gli uomini, deve possedere necessariamente, come infatti ha, meccanismi di modificabilità che la rendono cosa umana e non dogmatica.

Inoltre, tu concedi le chiavi della città di Bari a Fini in nome del rapporto con Tatarella, che, ti faccio notare era un ipersostenitore del maggioritario e del presidenzialismo (auspicava la politica oltre il Polo, cercando di mettere insieme tutte le forze antagoniste alla sinistra). Era il Ministro dell'armonia che avrebbe avversato qualsiasi deriva frazionista. Egli fu l'avversario più ostinato dei poteri forti, che sembrano coccolare Fini in quest'ultimo periodo, auspicando modelli di governo non scelti dagli elettori, che sono il contrario della visione rinascimentale e passionale di Tatarella.

Caro sindaco lasciami osare l'ironia, tu forse a Fini intendevi consegnare le chiavi di ingresso nel salotto buono della politica dominato dall'egemonia culturale della sinistra da più di 60 anni, chiavi che non abbiamo mai avuto e che continuiamo a non volere orgogliosi come siamo, della nostra diversità nazional popolare. E' questo il motivo per cui rimaniamo nel Pdl».

Giuseppe Tarantini
Sindaco di Trani