«Estendere l'accordo per il Tac nella Bat»

La richiesta della Uilta al Ministero è stata sottoscritta da diversi politici. La Uilta Uil della sesta provincia sta raccogliendo delle sottoscrizioni

mercoledì 18 maggio 2011
La Uilta Uil della Bat sta raccogliendo delle sottoscrizioni per un documento, da inviare al ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, in cui si chiede di dare corso all'estensione dell'accordo di programma per il Tac al territorio della provincia di Barletta, Andria, Trani. Dell'estensione beneficerebbero gli ex lavoratori Franzoni di Trani ed i disoccupati delle aziende del tessile, abbigliamento, calzaturiero del nostro comprensorio. La richiesta è stata sottoscritta da diversi politici del territorio, di tutti gli schieramenti.

Nel documento si perora la tesi dell'estesione dell'accordo di programma già in atto nel Salento. «Poiché gli effetti socio-economici della crisi hanno moltiplicato in negativo l'emergenza lavoro, l'estensione impatterebbe notevolmente sulla ragionevole speranza dei progetti di vita della nostra gente sempre di più ormai oltre la soglia della povertà. Il grande risultato politico realizzato dall'unanime opinione di tutto il Consiglio provinciale della Bat nella seduta del 31 marzo scorso rafforza e consolida in noi la volontà di essere artefici e protagonisti del nostro futuro.

Dopo aver avuto il consenso su questo indirizzo da tutte le istituzioni della Regione Puglia, ora occorre che anche il Ministero venga sul versante della condivisione e dia senso pratico alla dimensione dello sviluppo al sud e per il sud. Non vogliamo risposte dilatorie, ci aspettiamo per questo che nell'incontro fissato presso il Ministero dello sviluppo il prossimo 19 maggio vi sia traccia concreta di volontà politica. Questa per noi è un'occasione forse unica per cui assume il valore di una grande speranza per una provincia appena nata ma che sa, vuole, differenziarsi perché è capace e convinta di poter conseguire risultati. Siamo convinti per questo che il nostro appello non sarà disatteso perché è in gioco molto di più di quello che ognuno di noi rappresenta».