Il digiuno intermittente

Una nuova pagina di Salute d'asporto del biologo Labianca

domenica 15 novembre 2020
Con il termine di digiuno si fa riferimento ad una astinenza dall'assunzione di cibo, sia esso in forma liquida o solida, sia d qualsiasi nutriente, per un determinato periodo di tempo. Il digiuno intermittente è una pratica clinica che consiste nell'astensione volontaria di qualsiasi tipologia di cibo o bevande per un periodo di tempo strutturato, che per semplicità potremmo definire da un minimo di 16 ore ad un massimo di 24 ore.

Uno dei dubbi più importanti che ruotano intorno al digiuno intermittente sono essenzialmente 2: la fame e la perdita di massa muscolare.

La fame, quella vera, è un segnale metabolico che indica che il corpo ha bisogno di energie, mentre la sensazione, o meglio la voglia, che molti di voi provano nel vedere un alimento ("mangiarlo con gli occhi" o "avere l'acquolina in bocca") è un semplice riflesso condizionato.
Sapete perché non dovreste avere fame a digiuno?

In un digiuno di almeno 6 ore la glicemia viene mantenuta stabile bruciando grassi, da cui sono prodotti i corpi chetogeni (si, la famosa chetogenica, ma di questo ne parliamo in un altro momento) che causano una blanda acidosi metabolica che sopprime la sensazione di fame.

Il secondo dubbio legato ad un digiuno intermittente è la perdita della massa muscolare e la diminuzione del metabolismo basale, ma queste tesi sono state smentite da numerosi studi scientifici. In particolare si è visto come il digiuno eseguito in concomitanza di un allenamento ad alta intensità (HIT) non induca assolutamente perdita di massa muscolare, mentre al contrario induce perdita muscolare in soggetti inattivi o che fanno una attività fisica a bassa intensità.

Infine il digiuno intermittente è un ottimo piano terapeutico che permette di agire sia sul dimagrimento, sia sul miglioramento di ipercolesterolemia, glicemia, metabolismo epatico e diverse altre condizioni.