La sindrome di Raperonzolo

Una nuova pagina di Cinema e Scienza del dottor Labianca

venerdì 9 aprile 2021
"Oh Raperonzolo, sciogli i tuoi capelli, che per salir mi servirò di quelli" è una delle frasi più celebri della fiaba di Raperonzolo. Questa storia, nata dall'ingegno dei Fratelli Grimm, poi portata sul grande schermo, narra della principessa Raperonzolo che, strappata dai propri genitori ancora in fasce, cresce con una strega e all'età di 12 anni viene confinata in una torre, alla quale non vi era accesso. La principessa aveva una lunghissima treccia dorata, utilizzata dalla strega per accedere alla torre.

Labianca
Proprio questa storia e questa lunga chioma è stata di ispirazione per la scienza per identificare la sindrome di Raperonzolo. Questa, anche nota come tricofagia, è una rara condizione medica in cui il paziente lamenta seri problemi intestinali, a causa della compulsione a mangiare i propri capelli. In questo caso, il paziente, seda la sua ansia o prova vero e proprio piacere nell' ingoiare i capelli che, una volta ingeriti, formano una massa aggrovigliata, chiamata tricobezoario, che rimane intrappolata nello stomaco estendendosi fino all'intestino tenue, causando diversi disturbi gastrointestinali.

Non si conoscono le cause di questo disturbo, ma si è visto che la sindrome di Raperonzolo spesso si verifica in persone che hanno carenza di ferro. In alcuni casi documentati, la compulsione di strapparsi i capelli e poi ingerirli è scomparsa dopo che i pazienti sono stati trattati per carenza di ferro. I capelli contengono tracce di ferro e altri minerali, ma non è chiaro se questo favorisce una sorta di spinta biologica ad ingerirli; in effetti, alcuni studi hanno riscontrato che il blocco causato dal tricobezoario è in realtà la causa principale della carenza di ferro, e non viceversa.