Luigi Vavalà: «Non si permetta l'ingresso dell'Ucraina nella Nato»
L'analisi del docente di storia e filosofia sul conflitto Russia-Ucraina
giovedì 24 febbraio 2022
18.08
Di fronte all'inizio di una guerra o si rintracciano i presupposti storici o si cade nel pessimismo dell'antropologia negativa.
Io sono favorevole ad indagare le premesse storiche e a risolvere le cause profonde di una crisi drammatica.
Dopo il crollo dell'Unione Sovietica, francesi, tedeschi riunificati, inglesi, promisero a Gorbaciov che la Nato non si sarebbe estesa ad Est-Europa.
Gli americani avevano accettato di non espandere l'alleanza atlantica. Dopo il tragico attacco alle torri gemelle di New York, la Nato cambiò strategia e si allargò proprio verso i paesi dell'Est Europa.
Al tempo stesso emerge in Russia la forte personalità di Putin e la voglia di riscatto nazionalistico della Russia, per niente interessata a rinunciare ad una politica di potenza.
L'Europa ha tentato di coinvolgere la Russia in una cooperazione effettiva ed in una solida politica di pace?
No. Con il tempo la Nato si allarga a dismisura proprio verso i paesi orientali del vecchio patto di Varsavia, in una politica miope di accerchiamento della Russia.
L'Ucraina nella Nato non è ragionevolmente sopportabile da Putin per motivi semplici: confina con la Russia ed è assai probabilmente potenza nucleare.
In questo momento urgerebbe uscire dai manicheismi, dalle faziosità e dalle imposture fanatiche.
Una forte diplomazia dovrebbe muoversi realisticamente su due piani: imporre a Putin l'immediato cessate il fuoco e contemporaneamente garantire la neutralità dell'Ucraina e l'impegno solenne a non permetterne l'ingresso nella Nato.
La Russia e i russi non possono sopportare missili offensivi e distruttivi a 70 Km di distanza. Nel lungo periodo poi bisognerebbe riprendere l'utopia non impossibile di una Europa senza Nato ed estesa sino agli Urali.
Una Europa cosi pacificata potrebbe portare la sua cultura, i suoi valori, il suo umanesimo in un dialogo costante con americani, cinesi, giapponesi, arabi, e con tutte le altre civiltà. Non abbiamo alternative per garantire la sopravvivenza del genere umano.
Luigi Vavalà, docente di storia e filosofia
Io sono favorevole ad indagare le premesse storiche e a risolvere le cause profonde di una crisi drammatica.
Dopo il crollo dell'Unione Sovietica, francesi, tedeschi riunificati, inglesi, promisero a Gorbaciov che la Nato non si sarebbe estesa ad Est-Europa.
Gli americani avevano accettato di non espandere l'alleanza atlantica. Dopo il tragico attacco alle torri gemelle di New York, la Nato cambiò strategia e si allargò proprio verso i paesi dell'Est Europa.
Al tempo stesso emerge in Russia la forte personalità di Putin e la voglia di riscatto nazionalistico della Russia, per niente interessata a rinunciare ad una politica di potenza.
L'Europa ha tentato di coinvolgere la Russia in una cooperazione effettiva ed in una solida politica di pace?
No. Con il tempo la Nato si allarga a dismisura proprio verso i paesi orientali del vecchio patto di Varsavia, in una politica miope di accerchiamento della Russia.
L'Ucraina nella Nato non è ragionevolmente sopportabile da Putin per motivi semplici: confina con la Russia ed è assai probabilmente potenza nucleare.
In questo momento urgerebbe uscire dai manicheismi, dalle faziosità e dalle imposture fanatiche.
Una forte diplomazia dovrebbe muoversi realisticamente su due piani: imporre a Putin l'immediato cessate il fuoco e contemporaneamente garantire la neutralità dell'Ucraina e l'impegno solenne a non permetterne l'ingresso nella Nato.
La Russia e i russi non possono sopportare missili offensivi e distruttivi a 70 Km di distanza. Nel lungo periodo poi bisognerebbe riprendere l'utopia non impossibile di una Europa senza Nato ed estesa sino agli Urali.
Una Europa cosi pacificata potrebbe portare la sua cultura, i suoi valori, il suo umanesimo in un dialogo costante con americani, cinesi, giapponesi, arabi, e con tutte le altre civiltà. Non abbiamo alternative per garantire la sopravvivenza del genere umano.
Luigi Vavalà, docente di storia e filosofia