Mario Schiralli: "A.A.A. Trani cercasi Cultura, unico bene dell'Umanità"

Una riflessione lucida e amara del giornalista e storico, direttore della Biblioteca comunale per oltre vent' anni

martedì 20 febbraio 2024 8.45
A cura di Mario Schiralli
Osservo, in particolar modo in questi ultimi tempi, la politica tranese e mi viene di pensare, non a caso, al film "Gli uccelli" di Alfred Hitchcock del 1963. Scorrono nella mia mente le sequenze iniziali, quando i corvi cominciano ad appollaiarsi sui cavi dell'elettricità. Prima uno, poi due, poi sempre di più ed ancora di più. Una sequenza che in me, e credo in molti spettatori, provocò un senso di angoscia. Sempre crescente con l'aumentare di quegli uccellacci neri. I corvi per l'appunto.
I "corvi" della politica tranese, non pennuti ma con sembianze umane, intravedendo possibili scenari (e di conseguenza, mangiatoie) di natura elettorale, hanno già cominciato ad appollaiarsi per cercare di essere tra i primi a beccare non appena si tratterà di entrare nel vivo della spartizione di poltrone e affini.
Facile accorgersene dal comportamento di certa gente che ti saluta, quando fino a qualche mese fa non ti degnava nemmeno di uno sguardo. Non solo. Accendi il pc e, su un social network in particolare, trovi una sfilza di richieste di amicizia.
Un'attenta disamina pro domo mea (anche altrove il clima più o meno è lo stesso) mi fa dire, senza tema di smentita, che gente un tempo rossa, con un solo e lungo balzo è diventata nera. Il verde intenso di una volta, ora è un alquanto sbiadito. I senza colori (i qualunquisti) cercano di capire (bontà loro) chi dovrebbe essere il prossimo sindaco (di norma dovrebbero mancare ancora un anno o poco più al rinnovo della amministrazione, a meno che i "corvi" non decidano di attaccare prima).
Giorgio Gaber si chiedeva cos'è la destra e cos'è la sinistra. Ma prima di lui il compianto Rino Gaetano cantava: "DC, PSI, PCI, PLI, MSI nun te reggae più..."
Ed ecco che in quelli che tengono al futuro della città cresce l'angoscia dettata dalla quasi certezza che tutto andrà sempre di male in peggio.
Un tempo i partiti si tenevano a galla perché gli uomini credevano nell'ideologia. Ora che questo sentimento patriottico non esiste più e che "uno sciame di nuovi venuti invade il campo per divorarselo" (cito sempre Sigismondo Castromediano, martire della libertà, ad uso e consumo di chi si crede un politico perché capisca, avendone le capacità, cosa di cui dubito, cosa sia stata "quell'idea grande e santa che correva nei nostri petti"), la confusione regna sovrana.
Viviamo in un "caos calmo"tale che il cittadino comune, quello cioè lontano dalle …sottigliezze politiche e ormai rassegnato a subire, è giunto nella determinazione (erratissima) di ritenere che "sono tutti uguali".
La vera ideologia che tutti dovrebbero perseguire, invece, è la cultura.
A scanso di equivoci, vista la gran messe di novelli cultori della storia cittadina che sui social sciorinano date e episodi insignificanti, non inquadrandoli in un contesto storico, ma scopiazzandoli da qualche puibblicazione, è d'obbligo evidenziare che cultura non significa assolutamente sapere la data di nascita, tanto per fare un esempio, di Bovio, di Federico II e via dicendo. Fregiarsi degli Statuti Marittimi (magari senza averli nemmeno letti) e dell'apparteneza a Trani l'Atene delle Puglie.
La cultura, è bene precisarlo, è "l'unico bene dell'umanità che, diviso fra tutti, anziché diminuire diventa più grande (Hans Georg Gadamer, filosofo tedesco)". E il premio Nobel Dario Fo aggiungeva che "la cultura non è un optional. Senza la cultura non c'è popolo. La responsabilità del disastro che viviamo è di chi detiene il potere, ed è criminale. Ai giovani dico: piuttosto che arrivare a crollare vale la pena di uscire, ma con la costante di ritornare". Liberi dai corvi.