Processo S&P, interrogato per dieci ore l'ex responsabile per l'Europa
Kraemer ai magistrati: «Il doppio declassamento dell'Italia nel 2012 non fu una sorpresa»
giovedì 28 aprile 2016
1.05
È ripreso questa mattina a Trani il processo a cinque tra ex manager e analisti dell'agenzia di rating S&P, accusati dal pm Michele Ruggiero di manipolazione di mercato. S&P, in particolare, è sotto accusa a Trani per un report del 13 gennaio 2012, che ha declassato il rating dell'Italia da A a BBB+. Imputati Deven Sharma, ex presidente mondiale di S&P, Yann Le Pallec, responsabile per l'Europa, e gli analisti del debito sovrano Eileen Zhang, Franklin Crawford Gill e Moritz Kraemer. Oggi è stata la giornata di Moritz Kraemer, ex responsabile rating Emea (Europa, Medioriente e Africa). Il suo esame è cominciato alle 10, per concludersi - escludendo una breve pausa pranzo - soltanto alle ore 20.
L'ACCUSA - a deposizione è avvenuta con traduzione simultanea dall'inglese all'italiano e non senza difficoltà legate proprio alle modalità di interpretazione. Il pm Ruggiero, in prima battuta, ha chiesto a Kraemer se conoscesse il regolamento europeo 1060/2009 sull'attività di rating e se lo conoscessero i suoi colleghi. L'analista ha risposto di conoscerlo, ma di non poter parlare anche parlare per gli altri. In ogni caso, all'interno dell'azienda era stato fatto un corso sullo stesso.
L'analista ha chiarito, rispondendo alle domande del pm, che il 'team rating sovrano' ha operato all'interno del quadro normativo e di non essere a conoscenza di indagini da parte dell'autorità di vigilanza che abbiano messo in evidenza irregolarità. Le altre domande dell'accusa hanno riguardato la qualità del lavoro del suo team. «Non sono 24 ore al fianco degli analisti - ha detto - ma ho svolto il mio ruolo per assicurare la conformità alle normative e non sono l'unico dal momento che nell'azienda ci sono altre 'funzioni' che si occupano dei controlli, cioè due gruppi: dipartimento di conformità e quello di qualità. Sono indipendenti da me e dal mio gruppo e non riferiscono a me, perché servono a controllare il mio gruppo e gli altri gruppi».
Il suo compito era quello di coordinare la ricerca analitica e la sua qualità, il suo aggiornamento e che il controllo sia conferme alla metodologia di S&P. Per controllare che la metodologia sia conforme al regolamento europeo esiste, invece, un dipartimento a parte, indipendente e che relaziona ad altri. «Il comitato del rating determina il rating e i punteggi in conformità con criteri pubblici. È composto da 5 o 7 analisti e votano su ogni rating», ha precisato Kraemer.
Nel 2011 gli Stati europei sottoposti a rating erano 18. Di questi otto furono declassati. Tutti i rating - secondo quanto ricostruito da Kraemer in aula - furono sollecitati tranne quelli di Francia e Italia. «Ma per noi analisti - ha precisato - che il rating sia sollecitato o meno non cambia nulla". Inoltre, "i rating non richiesti dai Paesi sovrani non vengono pagati dagl investitori americani».
LE DIFESE - Lungo il controesame dell'analista Moritz Kraemer fatto dagli avvocati di S&P. In particolare, rispondendo alle domande dell'avvocato Guido Alleva, Kraemer ha riferito che a fine 2011 gli investitori stranieri avevano venduto 140 miliardi di titoli italiani in un periodo breve; la quota di investitori era scesa dal 46 al 37%. E la Bce stava acquistando titoli di Stato italiani. L'analista ha aggiunto che le banche italiane non potevano più prendere denaro in prestito all'estero. «Solo la Bce poteva prestare denaro alle banche italiane», ha sottolineato. Si arrivò così a dicembre, quando l'agenzia disse che il rating poteva scendere di due gradini. E a gennaio ci fu il doppio declassamento. «Non ci fu alcuna sorpresa», ha commentato Kraemer. Ma il declassamento riguardà anche altri Paesi europei come Spagna, Portogallo, Cipro e Irlanda.
Non fu invece abbassato lo 'score' politico, confermando che il problema per l'Italia era solo economico. «Il debito esterno delle banche alla fine del 2011 era di 700 miliardi, pari a sei mesi di Pil italiano", ha sottolineato. Kraemer ha anche valutato la famosa mail inviata da Renato Panichi a lui e alla collega Eileen Zhang il 13 gennaio 2012, nella quale contestava agli autori del report di aver espresso giudizi sul sistema bancario contrari alla realtà. Secondo l'imputato, però, Panichi avrebbe contestato la valutazione fatta da S&P in base alla sua visione da analista bancario, senza tener conto di altri aspetti necessari quando si fa una valutazione del rating sovrano. "La mia conclusione - ha detto Kraemer - è che lui abbia sbagliato a scrivere quella mail perché il contenuto non è corretto».
L'AGENZIA - Secondo l'agenzia S&P, comunque, «oggi è stato compiuto un altro passo verso la verità». «Standard & Poor's - scrive in una nota - ha sempre agito secondo le regole, e questo conferma ancora una volta come questo caso sia senza fondamenta. Standard & Poor's continua a supportare tutti suoi dipendenti, analisti e manager di grande esperienza, che hanno sempre mostrato integritá e competenza professionale». La prossima udienza è fissata per il 4 maggio, quando sarà ascoltato Yann Le Pallec, che oggi era in aula ma non è stato interrogato per mancanza di tempo.
L'ACCUSA - a deposizione è avvenuta con traduzione simultanea dall'inglese all'italiano e non senza difficoltà legate proprio alle modalità di interpretazione. Il pm Ruggiero, in prima battuta, ha chiesto a Kraemer se conoscesse il regolamento europeo 1060/2009 sull'attività di rating e se lo conoscessero i suoi colleghi. L'analista ha risposto di conoscerlo, ma di non poter parlare anche parlare per gli altri. In ogni caso, all'interno dell'azienda era stato fatto un corso sullo stesso.
L'analista ha chiarito, rispondendo alle domande del pm, che il 'team rating sovrano' ha operato all'interno del quadro normativo e di non essere a conoscenza di indagini da parte dell'autorità di vigilanza che abbiano messo in evidenza irregolarità. Le altre domande dell'accusa hanno riguardato la qualità del lavoro del suo team. «Non sono 24 ore al fianco degli analisti - ha detto - ma ho svolto il mio ruolo per assicurare la conformità alle normative e non sono l'unico dal momento che nell'azienda ci sono altre 'funzioni' che si occupano dei controlli, cioè due gruppi: dipartimento di conformità e quello di qualità. Sono indipendenti da me e dal mio gruppo e non riferiscono a me, perché servono a controllare il mio gruppo e gli altri gruppi».
Il suo compito era quello di coordinare la ricerca analitica e la sua qualità, il suo aggiornamento e che il controllo sia conferme alla metodologia di S&P. Per controllare che la metodologia sia conforme al regolamento europeo esiste, invece, un dipartimento a parte, indipendente e che relaziona ad altri. «Il comitato del rating determina il rating e i punteggi in conformità con criteri pubblici. È composto da 5 o 7 analisti e votano su ogni rating», ha precisato Kraemer.
Nel 2011 gli Stati europei sottoposti a rating erano 18. Di questi otto furono declassati. Tutti i rating - secondo quanto ricostruito da Kraemer in aula - furono sollecitati tranne quelli di Francia e Italia. «Ma per noi analisti - ha precisato - che il rating sia sollecitato o meno non cambia nulla". Inoltre, "i rating non richiesti dai Paesi sovrani non vengono pagati dagl investitori americani».
LE DIFESE - Lungo il controesame dell'analista Moritz Kraemer fatto dagli avvocati di S&P. In particolare, rispondendo alle domande dell'avvocato Guido Alleva, Kraemer ha riferito che a fine 2011 gli investitori stranieri avevano venduto 140 miliardi di titoli italiani in un periodo breve; la quota di investitori era scesa dal 46 al 37%. E la Bce stava acquistando titoli di Stato italiani. L'analista ha aggiunto che le banche italiane non potevano più prendere denaro in prestito all'estero. «Solo la Bce poteva prestare denaro alle banche italiane», ha sottolineato. Si arrivò così a dicembre, quando l'agenzia disse che il rating poteva scendere di due gradini. E a gennaio ci fu il doppio declassamento. «Non ci fu alcuna sorpresa», ha commentato Kraemer. Ma il declassamento riguardà anche altri Paesi europei come Spagna, Portogallo, Cipro e Irlanda.
Non fu invece abbassato lo 'score' politico, confermando che il problema per l'Italia era solo economico. «Il debito esterno delle banche alla fine del 2011 era di 700 miliardi, pari a sei mesi di Pil italiano", ha sottolineato. Kraemer ha anche valutato la famosa mail inviata da Renato Panichi a lui e alla collega Eileen Zhang il 13 gennaio 2012, nella quale contestava agli autori del report di aver espresso giudizi sul sistema bancario contrari alla realtà. Secondo l'imputato, però, Panichi avrebbe contestato la valutazione fatta da S&P in base alla sua visione da analista bancario, senza tener conto di altri aspetti necessari quando si fa una valutazione del rating sovrano. "La mia conclusione - ha detto Kraemer - è che lui abbia sbagliato a scrivere quella mail perché il contenuto non è corretto».
L'AGENZIA - Secondo l'agenzia S&P, comunque, «oggi è stato compiuto un altro passo verso la verità». «Standard & Poor's - scrive in una nota - ha sempre agito secondo le regole, e questo conferma ancora una volta come questo caso sia senza fondamenta. Standard & Poor's continua a supportare tutti suoi dipendenti, analisti e manager di grande esperienza, che hanno sempre mostrato integritá e competenza professionale». La prossima udienza è fissata per il 4 maggio, quando sarà ascoltato Yann Le Pallec, che oggi era in aula ma non è stato interrogato per mancanza di tempo.