Processo sui contatori digitali, Alfonso Mangione assolto per prescrizione

Il pm contestò la procedura a trattativa privata tra Amet e Ibm

sabato 16 novembre 2013 9.23
Ha prevalso il fattore tempo, il fattore prescrizione. L'ex presidente dell'Amet Alfonso Mangione è stato assolto per prescrizione dall'accusa di abuso d'ufficio mossa dal pubblico ministero Antonio Savasta con l'inchiesta per la fornitura dei contatori digitali dell'Amet che, anni fa, sostituirono nelle utenze tranesi i vecchi modelli Galileo Ferraris. A chiedere l'assoluzione per prescrizione era stato lo stesso pm.

L'avvocato Vincenzo Papeo, difensore di Mangione, aveva invece chiesto l'assoluzione dell'ex numero uno della municipalizzata «perché il fatto non costituisce reato». Tra novanta giorni le motivazioni della sentenza del collegio tranese avverso cui Mangione potrà promuovere appello per chiedere l'assoluzione con una formula diversa da quella della prescrizione.

Il pm contestò la procedura a trattativa privata sfociata nel contratto tra la municipalizzata tranese e l'Ibm per la fornitura dei contatori elettrici digitali. Per l'accusa Mangione avrebbe agito contro la decisione del Consiglio d'Amministrazione dell'Amet propenso alla gara pubblica; che peraltro, secondo il pm, si sarebbe dovuta bandire a livello europeo.

Il contratto, sottoscritto il 30 Marzo 2006 per l'importo 4 milioni e 655 mila euro, sarebbe stato enormemente svantaggioso per l'Azienda di Piazza Plebiscito che peraltro si sarebbe dovuta assumere ulteriori oneri conseguenti alla fornitura. Alla luce di quanto ricostruito e contestato dalla Procura, a parità di condizioni con altri possibili fornitori, il prezzo di ogni contatore dell'Ibm sarebbe risultato maggiore rispetto ad altre aziende operanti in Italia.

A novembre 2009 il gup del Tribunale di Trani Angela Schiralli pronunciò, invece, sentenza di non luogo a procedere per Vincenzo Piizzi, funzionario addetto all'ufficio affari generali e settore commerciale di Amet.