San Nicola: la leggenda di Babbo Natale

Le origini della festa celebrata in tutto il mondo

sabato 25 dicembre 2021
Il mito di Babbo Natale prende origine da San Nicola, vissuto nel IV secolo, celebrato tradizionalmente il 6 dicembre.

Ci sono tante storie riguardo il santo, ma sicuramente una delle più famose è quella delle "tre fanciulle": commosso dalla sorte di tre ragazze povere che il padre avrebbe voluto far prostituire, per tre notti Nicola gettò loro attraverso la finestra aperta altrettanti sacchi d'oro (poi simboleggiati nell'iconografia con palle d'oro) come dote per farle sposare.

Nel Medioevo si diffuse in Europa l'uso di commemorare questo episodio con lo scambio di doni nel giorno del santo, ovvero il 6 dicembre (San Nicola di Mitra). L'usanza è ancora in auge nei Paesi Bassi, in Germania, in Austria e in Italia: il 6 dicembre i bambini che sono stati buoni ricevono doni, dolciumi e frutta, mentre i bambini cattivi riceveranno del carbone.

Nei Paesi protestanti san Nicola perse l'aspetto del vescovo cattolico ma mantenne il ruolo benefico col nome di Samiklaus, Sinterclaus o Santa Claus, ma i festeggiamenti si spostarono alla festa vicina più importante, Natale. Fu in America, nel 1822 che nacque Babbo Natale dalla penna di Clement C. Moore, il quale scrisse una poesia in cui lo descriveva come ormai tutti lo conosciamo. Questo nuovo Santa Claus ebbe successo, e dagli anni Cinquanta conquistò anche l'Europa diventando, in Italia, Babbo Natale.

La storia e la devozione per san Nicola è molto diffusa anche in due città italiane: Bari e Venezia. Nel 1087 i baresi fecero una spedizione nella città ellenica di Myra, dalla quale ne ricavarono un bottino, in parte composto dalle ossa del santo. Circa 10 anni dopo anche i veneziani puntarono su Myra e recuperarono altre ossa, lasciate dai baresi nella fretta. I veneziani trasportarono quei resti nell'Abbazia di San Nicolò del Lido, vantando anch'essi il possesso delle spoglie del santo, che venne dichiarato protettore della flotta della Serenissima.

Nel 1992 attraverso le analisi del Dna è stato possibile valutare i reperti ossei recuperati dai baresi e dai veneziani, accertando che i resti appartengono alla stessa persona.