Dopo decenni di silenzio, sono tornate a suonare le campane del Castello di Trani
Storia e aneddoti dello storico orologio carcerario
domenica 23 febbraio 2014
12.16
Dopo decenni di silenzio le campane dell'orologio ottocentesco, collocato nella piccola torre sul prospetto orientale del Castello di Trani, sono tornate questa mattina a far sentire la loro voce, durante una cerimonia ufficiale. Questa "restituzione della voce" al Castello, avverrà nell'ambito degli obiettivi del Rotary International e grazie ad una raccolta fondi operata dal Club tramite una lotteria tra rotariani e sostenitori del Rotary.
Il Castello Svevo di Trani fu sottoposto ad importanti lavori di trasformazione a partire dal 1832, in quanto destinato, per volontà di Ferdinando II di Borbone, a Carcere Centrale Provinciale; mantenne la funzione detentiva fino al 1974; nel 1976 venne consegnato alla Soprintendenza ai Beni Architettonici, Ambientali, Artistici e Storici della Puglia. I lavori di restauro furono condotti dal luglio 1979 e si conclusero con l'apertura al pubblico del monumento, il 5 giugno 1998.
Nel 1844, si era ravvisata l'opportunità di corredare il Carcere di un orologio, sia per regolare la vita interna del carcere, sia perché non giungeva al Castello il suono dell'orologio cittadino. La torre dell'orologio venne eretta dall'appaltatore Tommaso Moscatelli nei primi mesi dl 1848 e fu l'ultimo intervento da lui effettuato nel Castello, alla cui trasformazione a carcere aveva atteso ininterrottamente dall'inizio dei lavori. L'orologio è stato realizzato e messo in opera dall'artefice Vincenzo Russo di Foggia nel 1848, per incarico dell'appaltatore principale Tommaso Moscatelli; le campane di bronzo sono opera del foggiano Nicola Tucci.
L'orologio, a ciclo senario, in epoca carceraria, batteva le ore ed i quarti. Il quadrante, originariamente in pietra, ai primi del XX secolo fu ricoperto da una lamina di ferro, rimossa durante i restauri. Il nuovo quadrante in pietra è corredato di numeri romani. Ridotto dall'incuria e dall'abbandono ad un rugginoso groviglio di ferraglia, è stato restaurato, nel 1996, dal sig. Ugo Zaccaria di Bari.
La macchina dell'orologio, in ferro battuto, ha un pendolo interno ornato da una falce di luna, che si contrappone al disco solare sull'unica lancetta all'esterno, sul quadrante; questa è una saetta, con la freccia indica l'ora come fosse l'ombra di una meridiana; ogni punto tra i numeri romani indica il quarto d'ora. L'orologio ha conservato l'originario funzionamento meccanico ad argano con contrappesi a caduta; nel 1996 ne era stata elettrificata solo la ricarica dell'argano, che fa partire il meccanismo, senza attivarne i martelletti. Rimasto fermo per oltre un decennio, in concomitanza con il pensionamento del restauratore Rocco Draicchio, che se ne prendeva cura, è stato recentemente rimesso in funzione, "grazie all'attenzione di una delle giovani leve del personale in servizio al Castello di Trani, Stefano Inchingolo.
Le Campane ottocentesche fanno risentire la propria voce con i loro rintocchi grazie all'impegno della direttrice del Castello, Margherita Pasquale ed alla generosità del Rotary Club di Trani; il restauro è stato condotto sotto l'alta sorveglianza della Soprintendenza BSAE della Puglia e l'attiva collaborazione di Vito Iacobellis, restauratore ed esperto in metalli della Soprintendenza di Bari. Restauro e sonorizzazione sono stati effettuati dalla ditta Girolamo Dell'Olio di Bisceglie.
Il Castello Svevo di Trani fu sottoposto ad importanti lavori di trasformazione a partire dal 1832, in quanto destinato, per volontà di Ferdinando II di Borbone, a Carcere Centrale Provinciale; mantenne la funzione detentiva fino al 1974; nel 1976 venne consegnato alla Soprintendenza ai Beni Architettonici, Ambientali, Artistici e Storici della Puglia. I lavori di restauro furono condotti dal luglio 1979 e si conclusero con l'apertura al pubblico del monumento, il 5 giugno 1998.
Nel 1844, si era ravvisata l'opportunità di corredare il Carcere di un orologio, sia per regolare la vita interna del carcere, sia perché non giungeva al Castello il suono dell'orologio cittadino. La torre dell'orologio venne eretta dall'appaltatore Tommaso Moscatelli nei primi mesi dl 1848 e fu l'ultimo intervento da lui effettuato nel Castello, alla cui trasformazione a carcere aveva atteso ininterrottamente dall'inizio dei lavori. L'orologio è stato realizzato e messo in opera dall'artefice Vincenzo Russo di Foggia nel 1848, per incarico dell'appaltatore principale Tommaso Moscatelli; le campane di bronzo sono opera del foggiano Nicola Tucci.
L'orologio, a ciclo senario, in epoca carceraria, batteva le ore ed i quarti. Il quadrante, originariamente in pietra, ai primi del XX secolo fu ricoperto da una lamina di ferro, rimossa durante i restauri. Il nuovo quadrante in pietra è corredato di numeri romani. Ridotto dall'incuria e dall'abbandono ad un rugginoso groviglio di ferraglia, è stato restaurato, nel 1996, dal sig. Ugo Zaccaria di Bari.
La macchina dell'orologio, in ferro battuto, ha un pendolo interno ornato da una falce di luna, che si contrappone al disco solare sull'unica lancetta all'esterno, sul quadrante; questa è una saetta, con la freccia indica l'ora come fosse l'ombra di una meridiana; ogni punto tra i numeri romani indica il quarto d'ora. L'orologio ha conservato l'originario funzionamento meccanico ad argano con contrappesi a caduta; nel 1996 ne era stata elettrificata solo la ricarica dell'argano, che fa partire il meccanismo, senza attivarne i martelletti. Rimasto fermo per oltre un decennio, in concomitanza con il pensionamento del restauratore Rocco Draicchio, che se ne prendeva cura, è stato recentemente rimesso in funzione, "grazie all'attenzione di una delle giovani leve del personale in servizio al Castello di Trani, Stefano Inchingolo.
Le Campane ottocentesche fanno risentire la propria voce con i loro rintocchi grazie all'impegno della direttrice del Castello, Margherita Pasquale ed alla generosità del Rotary Club di Trani; il restauro è stato condotto sotto l'alta sorveglianza della Soprintendenza BSAE della Puglia e l'attiva collaborazione di Vito Iacobellis, restauratore ed esperto in metalli della Soprintendenza di Bari. Restauro e sonorizzazione sono stati effettuati dalla ditta Girolamo Dell'Olio di Bisceglie.