Antonia Abbatangelo
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Cronaca

Processo Abbatangelo, il Gip dispone imputazione coatta per il medico curante

Altri due medici erano stati già condannati

Nuovi sviluppi nell'ambito del processo per la morte di Antonia Abbatangelo, 41enne morta nel novembre 2020 in piena pandemia. A seguito della seconda richiesta di archiviazione, il Gip ha sciolto la riserva sul medico curante e ha disposto l'imputazione coatta per la stessa. Due medici una dottoressa di 54 anni, di Castro (Lecce), in servizio all'epoca al pronto soccorso di Trani e il collega 60enne, di Trani, guardia medica il medico curante della 41enne erano stati già condannati ad un anno ciascuno. Ora si attende il rinvio a giudizio e la fissazione della nuova udienza dinanzi a nuovo Giudice per indagini preliminari per il nuovo indagato.

A seguito della seconda richiesta di archiviazione avanzata dal Pm, i cinque parenti della vittima difesi dall'avvocatessa Giorgia Di Savino si sono opposti adducendo nuove argomentazioni accolte dal Giudice. Nella prima ordinanza la gip di Trani, Marina Chiddo, aveva infatti disposto nuove indagini per il medico curante mentre il medico del Pronto Soccorso e la Guardia medica di Trani erano andati direttamente a processo con l'accusa di omicidio colposo.

In piena pandemia Antonia Abbatangelo, 41 anni, mamma di un bimbo di appena un anno, si era presentata al pronto soccorso di Trani in gravi condizioni. Dopo un rimpallo tra pronto soccorso e guardia medica, i medici avrebbero sottovalutato le sue condizioni che la portarono alla morte. Così i due camici bianchi furono accusati, in concorso, di omicidio colposo.
Era il 12 novembre 2020 quando la giovane mamma viene accompagnata in pronto soccorso dai familiari. Le ambulanze del 118, a causa dell'emergenza sanitaria, non sono disponibili. La dottoressa del pronto soccorso, di fronte alle condizioni della paziente, che si presenta con una carenza di ossigeno del sangue, sospetta un'infezione da Covid e manda la signora, senza visitarla, in guardia medica. Qui il medico di turno, imputato, dice ai familiari, direttamente al citofono, anche in questo caso saltando la visita, di andare al pronto soccorso. Abbatangelo torna a casa. Qualche giorno dopo, il 19 novembre, perde la vita all'ospedale Dimiccoli di Barletta per sindrome da "distress respiratorio acuto causata da Covid-19 su paziente con obesità di terzo grado con conseguente scompenso cardiaco irreversibile". Secondo il pm Giovanni Lucio Vaira, i medici avrebbero rifiutato un atto del proprio ufficio che si legge nelle carte "per ragioni di igiene e sanità, doveva essere compiuto senza ritardo". Rifiutando secondo il pm "qualsiasi cura o diagnosi e quindi rallentando l'iter diagnostico-terapeutico della donna", i medici difesi dagli avvocati Giangualano e Ronchi avrebbero cagionato la morte della signora Abbatangelo e quindi condannati per rifiuto di atti di ufficio ad un anno ciascuno.

A seguito delle nuove indagini disposte dal Gip sul medico curante della vittima e le tesi portate in aula dall'avvocato Di Savino, ora si apre una nuova strada per risalire alle responsabilità della morte della giovane mamma: non resta che conoscere il capo di imputazione definitivo e la fissazione dell'udienza preliminare.
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