Fotovoltaico, 5 stelle chiede ad Amet e Comune lo scatto
In bolletta gli italiani già offrono 2 caffè al mese a chi installa un impianto. In Puglia ci sono 32418 impianti, a Trani sono 224
lunedì 7 gennaio 2013
9.11
Il movimento 5 stelle di Trani stimola amministrazione e Amet affinché tutti i buoni propositi paventati da qualche anno su una prospettiva di sviluppo degli impianti fotovoltaici sugli edifici comunali della città (a partire dalle scuole), diventi finalmente realtà. Michele Farnelli, attivista dei grillini tranesi, parte da una considerazione: quanto pesa in bolletta l'incentivo al fotovoltaico? «Gli italiani – dice - offrono in bolletta due caffè al mese a chi installa un impianto fotovoltaico».
«Gli oneri di sistema – spiega Famelli - pesano in bolletta per il 16,8%, di questi la componente A3 (incentivi alle fonti rinnovabili e assimilate) incide per il 70%, di cui il 30% è fotovoltaico. Ovvero il fotovoltaico in bolletta pesa per il 3,5%, quindi 1,6 euro al mese. In contrapposizione a questo piccolo contributo, occorre notare che si tratta dell'unico costo che effettivamente genera una ricchezza distribuita in termini di posti di lavoro e di indotto sulle piccole e medie imprese. Il resto degli oneri di sistema (fra cui gli oneri nucleari) genera, invece, un guadagno nelle tasche di pochi, oltre che costi sociali aggiuntivi».
Si stima che il solo fotovoltaico possa nei prossimi anni dar lavoro ad oltre 200.000 operatori. Gli impianti totali in Italia sono circa 460 mila (per circa 16.000 megawatt di potenza elettrica). In Puglia sono 32.418 (2.421 megawatt), a Trani sono 224 (per circa 20 megawatt, di cui 15 da circa 1 megawatt), nessuno però è dell'Amet. Ed è ad Amet che i grillini si rivolgono: «Siamo certi che l'azienda tranese da tempo abbia elaborato piani di sviluppo del settore fotovoltaico e che conosca bene le potenzialità di una Energy service company, le società specializzate nell'effettuare interventi di efficienza energetica, sollevando in genere il cliente dalla necessità di reperire risorse finanziarie per la realizzazione dei progetti, che generalmente viene remunerata in base al risparmio conseguito».
A titolo esemplificativo i grillini fanno un calcolo approssimativo dei vantaggi di questa tecnologia applicata al territorio. «Supponiamo che i consumi del solo Palazzo di Città siano compensati da un impianto fotovoltaico da 100 kwp che produce circa 140.000 kwh all'anno e che costa chiavi in mano circa 200.000. Se si dovesse rientrare nella tariffa incentivante del decreto ministeriale del 5 luglio 2012 (scadenza luglio 2013) il tempo di ritorno dell'investimento sarebbe di circa 7 anni ed il ricavo totale lordo in 20 anni sarebbe di circa 590.000 all'euro; se invece vi sarà da parte del Comune la possibilità di sfruttare la proroga di altri tre mesi del decreto ministeriale del 5 maggio 2011 (marzo 2013) che continuerebbe ad applicarsi agli impianti realizzati sugli edifici pubblici e su aree delle amministrazioni pubbliche , gli anni per recuperare la spesa diventano 5 e il ricavo totale lordo in 20 anni sarebbe di circa 730.000 euro, 24.511 chili equivalenti di petrolio risparmiati all'anno, 54.252 chili di anidride carbonica evitate all'anno».
«Gli oneri di sistema – spiega Famelli - pesano in bolletta per il 16,8%, di questi la componente A3 (incentivi alle fonti rinnovabili e assimilate) incide per il 70%, di cui il 30% è fotovoltaico. Ovvero il fotovoltaico in bolletta pesa per il 3,5%, quindi 1,6 euro al mese. In contrapposizione a questo piccolo contributo, occorre notare che si tratta dell'unico costo che effettivamente genera una ricchezza distribuita in termini di posti di lavoro e di indotto sulle piccole e medie imprese. Il resto degli oneri di sistema (fra cui gli oneri nucleari) genera, invece, un guadagno nelle tasche di pochi, oltre che costi sociali aggiuntivi».
Si stima che il solo fotovoltaico possa nei prossimi anni dar lavoro ad oltre 200.000 operatori. Gli impianti totali in Italia sono circa 460 mila (per circa 16.000 megawatt di potenza elettrica). In Puglia sono 32.418 (2.421 megawatt), a Trani sono 224 (per circa 20 megawatt, di cui 15 da circa 1 megawatt), nessuno però è dell'Amet. Ed è ad Amet che i grillini si rivolgono: «Siamo certi che l'azienda tranese da tempo abbia elaborato piani di sviluppo del settore fotovoltaico e che conosca bene le potenzialità di una Energy service company, le società specializzate nell'effettuare interventi di efficienza energetica, sollevando in genere il cliente dalla necessità di reperire risorse finanziarie per la realizzazione dei progetti, che generalmente viene remunerata in base al risparmio conseguito».
A titolo esemplificativo i grillini fanno un calcolo approssimativo dei vantaggi di questa tecnologia applicata al territorio. «Supponiamo che i consumi del solo Palazzo di Città siano compensati da un impianto fotovoltaico da 100 kwp che produce circa 140.000 kwh all'anno e che costa chiavi in mano circa 200.000. Se si dovesse rientrare nella tariffa incentivante del decreto ministeriale del 5 luglio 2012 (scadenza luglio 2013) il tempo di ritorno dell'investimento sarebbe di circa 7 anni ed il ricavo totale lordo in 20 anni sarebbe di circa 590.000 all'euro; se invece vi sarà da parte del Comune la possibilità di sfruttare la proroga di altri tre mesi del decreto ministeriale del 5 maggio 2011 (marzo 2013) che continuerebbe ad applicarsi agli impianti realizzati sugli edifici pubblici e su aree delle amministrazioni pubbliche , gli anni per recuperare la spesa diventano 5 e il ricavo totale lordo in 20 anni sarebbe di circa 730.000 euro, 24.511 chili equivalenti di petrolio risparmiati all'anno, 54.252 chili di anidride carbonica evitate all'anno».
I grillini analizzano le voci della bolletta elettrica di famiglie e piccoli consumatori serviti in maggior tutela utilizzando come fonte l'autorità per l'energia elettrica e il gas. Nel quarto trimestre del 2012, la spesa totale per l'energia elettrica di un utente domestico con consumi pari a 2700 kilowatt all'anno e potenza pari a 3 kilowatt risulta di 524 euro all'anno. I costi sono così ripartiti: servizi di vendita (il 56,7%), della bolletta pari a 297 euro, servizi di rete (il 13.2%) pari a 69 euro, imposte nazionali (il 13,3%) pari a 70 euro e gli oneri di sistema (il 16.8%) pari a 88 euro. Il servizio di vendita è la principale voce di costo e comprende tutti i servizi e le attività svolte dal fornitore per acquistare e rivendere l'energia elettrica ai clienti. Esso si divide in tre voci: il prezzo dell'energia, il prezzo di commercializzazione e vendita ed il prezzo del dispacciamento. I servizi di rete comprendono le attività di trasporto dell'energia elettrica sulle reti di trasmissione nazionali, di distribuzione locale e comprendono la gestione del contatore. Per i servizi di rete non si paga un prezzo ma una tariffa fissata dall'autorità. Le imposte nazionali sono l'imposta nazionale erariale di consumo (accisa) che si applica alla quantità di energia consumata indipendentemente dal contratto o dal venditore scelto. I clienti domestici con consumi fino a 1800 kWh godono di un'agevolazione per la fornitura nell'abitazione di residenza a riduzione di questa imposta, l'imposta sul valore aggiunto (Iva) che si applica sul costo totale della bolletta comprese e, le accise (una tassa sulla tassa). Gli oneri di sistema sono divisi per le seguenti voci: incentivi alle fonti rinnovabili e assimilate (componente A3), oneri per la messa in sicurezza del nucleare e compensazioni territoriali che paghiamo da più di 20 anni (referendum del 1987), promozione dell'efficienza energetica (componente UC7), regimi tariffari speciali per la società Ferrovie dello Stato (componente A4), compensazioni per le imprese elettriche minori (componente UC4), sostegno alla ricerca di sistema (componente A5) e copertura del bonus elettrico (componente As).