"Somiglia a un mare nero", la poesia e denuncia per le morti sul lavoro, scritta per Savino Lettini l'operaio di Trani deceduto sul lavoro

Il componimento è di Yuleisy Cruz Lezcano è un grido silenzioso che scava nelle coscienze, onorando la dignità dei "nessuno" che si "spezzano nella fatica invisibile".

lunedì 7 luglio 2025 7.29
Arriva in redazione e pubblichiamo volentieri un componimento di Yuleisy Cruz Lezcano, poetessa italo-cubana, , infermiera e attivista impegnata nella sensibilizzazione sul tema delle morti sul lavoro, lo scritto è una toccante poesia per ricordare Savino Lettini, l'operaio di Trani di 51 anni deceduto sul lavoro mentre stava eseguendo dei lavori di elettrificazione della rete ferroviaria in provincia di Macerata .

"Ho scritto questa poesia perché sento che le parole, se giuste, possono farsi carezza e richiamo - ci scrive la poetessa Yuleisy Cruz Lezcano - possono scavare nella coscienza come fa l'acqua sulla roccia. Savino Lettini è morto mentre lavorava sotto il sole, sui binari di una ferrovia, come tanti, troppi, uomini che ogni giorno si spezzano nella fatica invisibile. Questa poesia - scrive Yuleisy Cruz Lezcano - nasce come atto di vicinanza, ma anche come urlo silenzioso, come eco che voglio mandare alle istituzioni, ai cuori distratti, a chi ancora pensa che il lavoro sia solo una voce da contratto, e non un luogo dove la vita può svanire. Uso la poesia perché è lo strumento che più mi permette di toccare ciò che non si può dire direttamente: il dolore, la rabbia, il vuoto, ma anche la dignità e l'amore. Scrivere versi è come ricucire le crepe del mondo con un filo d'ombra e luce. Le metafore, il ritmo interno, le immagini — come "il nero dell'onda" o "le voci che arano le vene" — servono a raccontare qualcosa che va oltre la cronaca: la vertigine dell'assenza, l'invisibilità degli operai, il peso del sacrificio che nessuno celebra. Mi sento vicina alla famiglia di Savino, a chi lo conosceva, a chi lo ha amato. Ma sento anche una vicinanza più ampia, umana: a tutti coloro che lavorano esposti, soli, sotto il sole che uccide o sotto silenzi che pesano più del cemento. Questa poesia è per lui, ma anche per tutti i "nessuno" che ogni giorno cadono e vengono dimenticati.
Spero che chi la legge si fermi, anche solo per un momento, e senta".


Questa la poesia: "Somiglia a un mare nero" (per Savino Lettini, operaio)

Somiglia a un mare nero
questo dire cose,
quando le cose sono vite.
Cadono. Si rompono.
Nelle voci che non si toccano,
c'è il silenzio che urla
da fondali che nessuno
ha mai visto.
Il nero dell'onda porta altre morti,
lega all'acqua, al vento, allo scorrere,
ossa alla terra,
come se il corpo fosse
l'ultima parola
di un discorso interrotto.
Profondissimo silenzio
sussurra sangue
quando nessun grido confina
l'angoscia e la pietà.
Solo l'urlo
che il fondale non può trattenere.
Ci sorregge il vuoto:
il volo di un ponteggio,
la bocca nuda di una buca,
l'istante che viene a mancare.
Uno che somiglia a tanti
e non somiglia.
Ha nome, ha volto,
ha il sud sulle mani
e il sole conficcato nel petto.
Nessun tempo. Nessun tempo
fa del vuoto luce.
Come un'onda nera
il cielo sopravviene
quando tutto è smarrimento,
quando il sole recita il codice segreto
delle voci che arano
le vene a nuovo verde.
E resta lì,
una vita che non si spegne,
ma scava
binario di memoria
nella carne del ferro.

Yuleisy Cruz Lezcano - Poetessa
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