Toni², Tony al quadrato
Un giorno qualunque
Era presto, mattino presto...
sabato 25 giugno 2011
Era presto, mattino presto. Lui uscì di casa e cominciò a correre, né troppo veloce né troppo lento: mano a mano che il sole si alzava, lui incrociava sempre più persone, attraversando strade, entrando e uscendo da ospedali, stazioni ferroviarie. Non si fermava mai, il suo sguardo non sembrava attratto da nessuna cosa del mondo in particolare: tutta la realtà risultava come secondaria alla sua corsa. Non conosceva fatica, da mane a sera dentro ogni diversa luce del giorno. Lo faceva sempre, correva sempre, ogni giorno della sua vita.
Rientrò in casa, s'era fatta notte. Aprì l'uscio. Affissa sulla porta dell'abitazione c'era una specie di insegna che riportava le lettere UGIT o GIT o FUGIT, o altro: non si riuscivano a scorger chiaramente forma e senso di quelle parole, la luce esterna della sua villetta era spenta.
L'uomo si chiuse la porta alle sue spalle, salì un piano e si sedette al tavolo di un grande salone. Nessun affanno sul suo volto, un'espressione sorniona, come di chi l'ha fatta franca. Si accese una sigaretta, si alzò da tavolo, andò alla finestra e guardò in basso, verso il giardino prospiciente l'ingresso. Era buio, andò verso le scale, accese la luce e tornò a sedersi. Ampie le sue boccate, gli occhi stretti, un pò grinzosi, un lieve, costante, beffardo sorriso. Sopra la porta della sua casa, adesso finalmente chiaro ai nostri occhi, c'era scritto TEMPUS FUGIT.
Rientrò in casa, s'era fatta notte. Aprì l'uscio. Affissa sulla porta dell'abitazione c'era una specie di insegna che riportava le lettere UGIT o GIT o FUGIT, o altro: non si riuscivano a scorger chiaramente forma e senso di quelle parole, la luce esterna della sua villetta era spenta.
L'uomo si chiuse la porta alle sue spalle, salì un piano e si sedette al tavolo di un grande salone. Nessun affanno sul suo volto, un'espressione sorniona, come di chi l'ha fatta franca. Si accese una sigaretta, si alzò da tavolo, andò alla finestra e guardò in basso, verso il giardino prospiciente l'ingresso. Era buio, andò verso le scale, accese la luce e tornò a sedersi. Ampie le sue boccate, gli occhi stretti, un pò grinzosi, un lieve, costante, beffardo sorriso. Sopra la porta della sua casa, adesso finalmente chiaro ai nostri occhi, c'era scritto TEMPUS FUGIT.
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