Chiaro e Tondo

Una telenovela di borgatari

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Una volta tanto mi concedo anch'io di rivolgere lo sguardo a Roma…. Fatico a riprendermi dopo i conati di vomito avuti negli ultimi giorni, dopo aver seguito passo passo, purtroppo per me, le fasi che hanno portato alla conferma della fiducia in parlamento (riporto volutamente la lettera iniziale con la minuscola) al governo Berlusconi. Quando si seguono certe fasi della politica, finite in quella maniera, con psicodrammi umani che si stagliano sullo sfondo del voto, non voto; con i "poveri cristi", definizione di Calearo, che si sono barcamenati tra le scuse all'opinione pubblica, tramite patetiche conferenze stampa, per giustificare i cambi di partito pur di votare contro la sfiducia al Berlusca, e l'abbraccio, al Caimano stesso … a dire il vero, ti passa la voglia di continuare a firmare una rubrica che si occupi prevalentemente di politica, seppure, il più delle volte, legata a vicende locali; pensando comunque che il più delle volte anche le decisioni della politica locale vengono "telecomandate" dagli stessi personaggi che abbiamo visto mettere in scena quella "commediaccia" nazional- pololare d'infimo livello, che ha avuto numerosi protagonisti.

Citando una delle ultime interviste di Indro Montanelli, "un cast degno d'una telenovela di borgatari". A suo tempo, infatti, l'ex direttore del Giornale, aveva prefigurato da chi sarebbe stata composta la classe dirigente politica legata al Caimano; come sarebbe finita l'abbiamo visto in questi giorni: è bastato seguire gli interventi urlati di Daniela Santanchè, ascoltare l'ultima gracchiata del ministro La Russa contro un giornalista reo di rivolgere domande scomode; è bastato seguire le indiscrezioni sull'area universitaria del Cepu, (il cui capo, fratello della Catia Polidori, ex finiana, improvvisamente folgorata sulla via di Silvio e votante contro la sfiducia, è amico del Berlusca) che in un passaggio della Riforma Gelmini, avrebbe dovuto essere "parificato" ai titoli accademici della "Bocconi" o della "Cattolica".

E' bastato vedere Maurizio Gasparri, che quando ha visto la stessa Polidori votare la fiducia, ha festeggiato e quando sullo schermo è apparso Fini gli ha rivolto il gesto dell'ombrello, dicendo "Tiè, caro presidente". Un rappresentante istituzionale, un senatore, che fa il gesto dell'ombrello, diviene il simbolo del degrado e della mediocrità di chi gestisce la cosa pubblica, di chi ha responsabilità di rappresentanza del paese, di questi tempi. È bastato vedere tutto questo insomma per dare ragione a Montanelli. Una telenovela di borgatari. Dopo gli incidenti di Roma mi è tornato in mente il finale del film "Il Caimano" di Nanni Moretti, tanto per restare in tema. L'auto blu del protagonista lascia la scena tra scontri per le strade e focolai ai bordi delle stesse. Immagini profetiche.
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