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Trani, la piglia prima di tutto

Cambia la posizione, ma il disegnino è sempre lo stesso

Sempre più snobbati dalle autorità istituzionali centrali di riferimento, come ad esempio la Regione Puglia ("La Pigliamo - prima di tutto - in quel posto", potrebbe essere il nome di un nuovo movimento), i tranesi continuano ad illudersi di contare qualcosa, politicamente, nella Bat, nella regione, nella nazione. Privi di deputati seri e tosti, competenti e determinanti, ci voltiamo di qua e di là come uccellini pigolanti con la bocca aperta nel nido, al passaggio dei falchi barlettani, andriesi, biscegliesi e persino coratini, che oltre a rifilarci qualche cacchetta in faccia, portano nel becco le prede grosse che di volta in volta arricchiscono i propri Comuni. Seguite la storia degli ospedali ed il percorso, unendo i puntini, come in un gioco di enigmistica. È emblematica.

Un consigliere comunale mi scrive che un piano di riordino per il nostro ospedale sarebbe la via giusta. Ma mi scrive anche - rispondendo ad una mia precisa domanda - "chi ce lo approva?" - che "ce lo approva la Regione con una spinta politica forte". Ma se quelli non ci calcolano, vista la pochezza dei nostri governi e il peso specifico pari allo zero, nemmeno se gli mandiamo una cartolina di saluti e baci da Trani, come quelle di una volta, con una signorina scollacciata o con lato B in evidenza e la Cattedrale sullo sfondo? Cosa speriamo che ci approvino per il nostro ospedale? Uniamo i puntini e viene fuori sempre la stessa figura (il tranese che la Piglia – prima di tutto – in quel posto). Cambia la posizione, ma il disegnino è sempre lo stesso. Continuare a tenersi questa classe politica ci farà rimanere pulcini pigolanti con il becco aperto per sempre.

Nello studio del nostro nuovo (si fa per dire) Consiglio Comunale ci sono anche elementi che sono passati dalla sinistra alla destra. A suo tempo, attirandomi le ire (innocue e ridicole) di qualcuno, ricordai che anche nell'attuale centro - sinistra, c'erano pezzi di memorabili personaggi che avevano scritto, o meglio scribacchiato, la storia della destra tranese e che avrebbero pigolato, per qualche mesetto, pure loro, sperando nella vittoria di un sindaco di sinistra. Giusto il tempo che finissero le elezioni. Niente da fare. Ancora un sindaco di destra, eletto anche, dobbiamo ricordarlo, grazie a voti che un tempo erano appartenuti alla sinistra e che, visto il minimo scarto tra Gigi Cocciapelata (non votato, lealmente e fortemente, nemmeno da ampie fette del suo maggior partito di riferimento, il PDL) e nonno Ugo O., sono risultati determinati per la vittoria. Ad esempio, nel partito di Pionati c'era e c'è, infatti, Nico Di Pinto, uno che in passato ha militato, appunto, nel centro - sinistra, il cui abbandono, motivato sostanzialmente dalla delusione del modo di far politica di quella parte, ha spiegato anche al sottoscritto (ci lega una vecchia amicizia). Il nostro, genero di cotanto suocero, una vecchia volpe della Prima Repubblica come Antonino Battista, ha portato una buona dote di voti a Gigi R. e si è messo in saccoccia anche un assessore di riferimento (una volta si diceva in quota DC o PSI, ora qui dobbiamo dire "in quota Pionati", che fa un certo effetto). Insomma, mi sembrava un po' razzista ricordare solo quelli che da destra erano trasmigrati a sinistra (Carlo Laurora è un po' il principe di quel gruppetto ed il suo nuovo prode scudiero, Bartolino M. Maiullari, è il soldatino dallo sguardo sempre più pensieroso, che ogni tanto cambia partito, ma gli vogliamo bene lo stesso, tanto non fa male a nessuno).

Ora da Nico e dal suo assessore Salvatore Nardò, che alla Cultura succede ad un certo Andrea Lovato, eredità alquanto pesante, la gente nutrirà il doppio delle aspettative: in primis perché sono nell'amministrazione del Nuovo, del Giovane e della discontinuità col passato, cui non basta appigliarsi mandando via un paio di dirigenti comunali (e loro sono giovani e discontinui per eccellenza) e poi perché dovranno farsi rimpiangere (soprattutto Nico Otel) da quella sinistra che se li è lasciati scappare senza battere ciglio. Ingrata. Un ultimo pensiero: ci mancavano solo le ordinanze del sindaco attaccate col nastro adesivo agli alberi. Roba che ho visto nei paesini dell'entroterra dove si fa la sagra della mortaccia (leggi mortadella). Che tristezza gli alberi di piazza Plebiscito con questo manifesto arrotolato come un mezzo preservativo (rotto). La decadenza si vede anche nei dettagli insignificanti. Ad maiora!
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