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Salute d'asporto
Dieta nel paziente operato: le stomie
Ce ne parla il biologo Giuseppe Labianca
sabato 19 aprile 2025
10.17
Le stomie intestinali sono aperture chirurgiche a livello della parete addominale per la fuoriuscita delle feci, ed in base alla porzione intestinale interessata si parla di ileostomia o di colostomia.
In caso di ileostomia il paziente viene privato del colon, subendo lo stesso decorso post-operatorio del paziente colectomizzato. Nei primi tempi dopo l'intervento, il paziente è ad alto rischio di disidratazione, questo accade perchè viene meno la funzione di riassorbimento idrico e di sodio del colon. Tuttavia, la capacità di assorbimento dei nutrienti rimane relativamente preservata, dato che l'intestino tenue mantiene la sua funzione.
Le perdite elettrolitiche, in particolare di sodio e bicarbonato, portano a una serie di conseguenze fisiologiche: riduzione della massa sanguigna, urine iperconcentrate, acidificazione urinaria e possibile formazione di calcoli renali (spesso da ossalato di calcio o acido urico).
In caso di ileostomia è importante avere un adeguato apporto idrico (almeno 2-2,5 litri al giorno), con particolare attenzione all'assunzione di sodio e sali minerali, soprattutto nelle giornate calde o in presenza di diarrea. Moderare l'assunzione dei grassi, in quanto i lipidi accelerano il transito intestinale, peggiorando le perdite idriche e riducendo l'assorbimento di nutrienti liposolubili. È opportuno anche limitare le fibre insolubili (es. verdure a foglia, legumi interi, cereali integrali), per evitare occlusioni e stimoli meccanici troppo intensi; è preferibile utilizzare verdura cotta e frutta omogeneizzata o sotto forma di purea. Infine è essenziali frazionare i pasti e distribuirli regolarmente durante la giornata, per migliorare la tolleranza intestinale e prevenire episodi diarroici o ipersecrezione.
Nel paziente colostomizzato, invece, la situazione è diversa. Essendo mantenuta una buona parte del colon, la funzione di assorbimento idrico ed elettrolitico è in gran parte conservata. In questi casi non è necessario apportare modifiche drastiche alle abitudini alimentari.
In questo caso è importante riconoscere e limitare gli alimenti che possono causare fastidi, come:
Odori sgradevoli: alimenti come aglio, cipolla, cavoli, uova e legumi possono aumentare la produzione di gas maleodoranti.
Meteorismo: evitare bevande gassate, masticare lentamente, limitare gomme da masticare e alimenti fermentabili (es. dolcificanti come sorbitolo).
Alterazioni dell'alvo: cibi troppo grassi o ricchi in zuccheri semplici possono causare diarrea, mentre altri (come riso, patate, banane) hanno un effetto astringente utile in caso di alvo troppo fluido.
Le fibre alimentari, in particolare quelle idrosolubili (presenti in mele, avena, carote), sono spesso utili per regolarizzare l'alvo e migliorare la consistenza delle feci, tuttavia l'introduzione va fatta in modo graduale, monitorando la risposta individuale.
Il supporto nutrizionale nei pazienti stomizzati è fondamentale per prevenire complicanze, migliorare la qualità della vita e facilitare la gestione quotidiana della stomia. Un approccio personalizzato, basato su osservazione clinica, educazione alimentare e collaborazione interdisciplinare, è la chiave per un'assistenza efficace.
In caso di ileostomia il paziente viene privato del colon, subendo lo stesso decorso post-operatorio del paziente colectomizzato. Nei primi tempi dopo l'intervento, il paziente è ad alto rischio di disidratazione, questo accade perchè viene meno la funzione di riassorbimento idrico e di sodio del colon. Tuttavia, la capacità di assorbimento dei nutrienti rimane relativamente preservata, dato che l'intestino tenue mantiene la sua funzione.
Le perdite elettrolitiche, in particolare di sodio e bicarbonato, portano a una serie di conseguenze fisiologiche: riduzione della massa sanguigna, urine iperconcentrate, acidificazione urinaria e possibile formazione di calcoli renali (spesso da ossalato di calcio o acido urico).
In caso di ileostomia è importante avere un adeguato apporto idrico (almeno 2-2,5 litri al giorno), con particolare attenzione all'assunzione di sodio e sali minerali, soprattutto nelle giornate calde o in presenza di diarrea. Moderare l'assunzione dei grassi, in quanto i lipidi accelerano il transito intestinale, peggiorando le perdite idriche e riducendo l'assorbimento di nutrienti liposolubili. È opportuno anche limitare le fibre insolubili (es. verdure a foglia, legumi interi, cereali integrali), per evitare occlusioni e stimoli meccanici troppo intensi; è preferibile utilizzare verdura cotta e frutta omogeneizzata o sotto forma di purea. Infine è essenziali frazionare i pasti e distribuirli regolarmente durante la giornata, per migliorare la tolleranza intestinale e prevenire episodi diarroici o ipersecrezione.
Nel paziente colostomizzato, invece, la situazione è diversa. Essendo mantenuta una buona parte del colon, la funzione di assorbimento idrico ed elettrolitico è in gran parte conservata. In questi casi non è necessario apportare modifiche drastiche alle abitudini alimentari.
In questo caso è importante riconoscere e limitare gli alimenti che possono causare fastidi, come:
Odori sgradevoli: alimenti come aglio, cipolla, cavoli, uova e legumi possono aumentare la produzione di gas maleodoranti.
Meteorismo: evitare bevande gassate, masticare lentamente, limitare gomme da masticare e alimenti fermentabili (es. dolcificanti come sorbitolo).
Alterazioni dell'alvo: cibi troppo grassi o ricchi in zuccheri semplici possono causare diarrea, mentre altri (come riso, patate, banane) hanno un effetto astringente utile in caso di alvo troppo fluido.
Le fibre alimentari, in particolare quelle idrosolubili (presenti in mele, avena, carote), sono spesso utili per regolarizzare l'alvo e migliorare la consistenza delle feci, tuttavia l'introduzione va fatta in modo graduale, monitorando la risposta individuale.
Il supporto nutrizionale nei pazienti stomizzati è fondamentale per prevenire complicanze, migliorare la qualità della vita e facilitare la gestione quotidiana della stomia. Un approccio personalizzato, basato su osservazione clinica, educazione alimentare e collaborazione interdisciplinare, è la chiave per un'assistenza efficace.