Toni e timbri
Quale Qualità.
Toni e Timbri 6 - di Tony D'Ambrosio
sabato 25 luglio 2009
Oggi decido di scrivere così, perché così mi sono alzato, dopo una notte in cui mi sono coricato senza scarpe e senza canne di bambù. Ho sognato, di un banano, solo un casco di banane, e di una macchina solo la sua ruota.
Della mia Trani ho sognato solo un mattone del castello Svevo, e della mia magione solo un tetto. Mi son poi detto se fosse normale starsene a far sogni solo sul cuscino, non nel letto. Mi son risposto che è così, perché se i nostri sogni son lucidità appena temporanee, ho visto tutto il mondo come se fosse tutto, dico tutto, sotto l'emblema di una sola cosa di ogni cosa. Che cos'è una cosa, sprizzava dal cervello di un filosofo tedesco.
Oggi, io, venditor exassessor perciò un po' meno che tedesco, mi domando che cos'è una sola parte di ogni cosa. Così, oggi, camminando sveglio scrivendo questa cosa, mi immagino il risveglio che mi porta sino a qui, anzi che mi porta lì dove lavoro, vedendo di ogni cosa solo una piccin piccina sua figura. E' un mondo vuoto, a vederselo così: solo un tratto di strada e tu che navighi nel nulla; una striscia di mare a media lontananza, il resto zero: una casa anche la più bella, solo il perfetto lembo di un suo muro, o solo una finestra di un palazzo intero, o solo il camino di un villin gentil gentile. Poi incontri le persone, e potrebbero esser persin la moglie o le figliole, poi, come ipostasi affettive, da chi amo fin nel fondo più profondo senza fare distinzione, vedere di ogni viso o corpo o gambe, solo braccia muoversi, o la resistenza di un sorriso amaro, o di una contraffazione mentre si chiede quanto costa il pane.
Ecco quel mondo fatto sol di rapsodi a rappresentar, come se del buon Nostro Nicola ci rimanessero solo le spallucce rassegnate, o il vuoto dell'archetto che da sotto fa vedere il mare. Preso il mondo solo a mo, o a do, o a on, ecco preso il mondo come se la goccia di un buon vino rivelasse meglio l'immane suo passato di quanto possa farlo una sorsata volitiva, mi sono messo a domandar che relazion vi fosse tra chi dice 'tu hai coglioni' e 'quello ci ha virtù'. In realtà non la si sente mai la seconda - oggi forse sono un po' più chiaro - perché le nostre idee, non i fatti che ci avvinghiano a sto mondo, perché le idee quello sì, senza bisogno del mio sogno, son già fatte a pezzi a figurar la madre ch'era e non è più.
Ci vien meglio dir carino, bello è troppo. Ci viene meglio negare il controsenso, piuttosto che dir buono dicendo 'non è male'; ci viene meglio dir coglioni, perché il nostro mondo è stato messo ai raggi X di una sineddoche cialtrona, e chi dice 'palle', oggi, afferma del tutto di vir-tù, il suo illegittimo tabù. O a dirla con Platon Platone, di ogni Quale, vi è sì una Qualità: ma se oggi ne travediam solo un pezzetto, che ce frega, se po ffà...
Della mia Trani ho sognato solo un mattone del castello Svevo, e della mia magione solo un tetto. Mi son poi detto se fosse normale starsene a far sogni solo sul cuscino, non nel letto. Mi son risposto che è così, perché se i nostri sogni son lucidità appena temporanee, ho visto tutto il mondo come se fosse tutto, dico tutto, sotto l'emblema di una sola cosa di ogni cosa. Che cos'è una cosa, sprizzava dal cervello di un filosofo tedesco.
Oggi, io, venditor exassessor perciò un po' meno che tedesco, mi domando che cos'è una sola parte di ogni cosa. Così, oggi, camminando sveglio scrivendo questa cosa, mi immagino il risveglio che mi porta sino a qui, anzi che mi porta lì dove lavoro, vedendo di ogni cosa solo una piccin piccina sua figura. E' un mondo vuoto, a vederselo così: solo un tratto di strada e tu che navighi nel nulla; una striscia di mare a media lontananza, il resto zero: una casa anche la più bella, solo il perfetto lembo di un suo muro, o solo una finestra di un palazzo intero, o solo il camino di un villin gentil gentile. Poi incontri le persone, e potrebbero esser persin la moglie o le figliole, poi, come ipostasi affettive, da chi amo fin nel fondo più profondo senza fare distinzione, vedere di ogni viso o corpo o gambe, solo braccia muoversi, o la resistenza di un sorriso amaro, o di una contraffazione mentre si chiede quanto costa il pane.
Ecco quel mondo fatto sol di rapsodi a rappresentar, come se del buon Nostro Nicola ci rimanessero solo le spallucce rassegnate, o il vuoto dell'archetto che da sotto fa vedere il mare. Preso il mondo solo a mo, o a do, o a on, ecco preso il mondo come se la goccia di un buon vino rivelasse meglio l'immane suo passato di quanto possa farlo una sorsata volitiva, mi sono messo a domandar che relazion vi fosse tra chi dice 'tu hai coglioni' e 'quello ci ha virtù'. In realtà non la si sente mai la seconda - oggi forse sono un po' più chiaro - perché le nostre idee, non i fatti che ci avvinghiano a sto mondo, perché le idee quello sì, senza bisogno del mio sogno, son già fatte a pezzi a figurar la madre ch'era e non è più.
Ci vien meglio dir carino, bello è troppo. Ci viene meglio negare il controsenso, piuttosto che dir buono dicendo 'non è male'; ci viene meglio dir coglioni, perché il nostro mondo è stato messo ai raggi X di una sineddoche cialtrona, e chi dice 'palle', oggi, afferma del tutto di vir-tù, il suo illegittimo tabù. O a dirla con Platon Platone, di ogni Quale, vi è sì una Qualità: ma se oggi ne travediam solo un pezzetto, che ce frega, se po ffà...