Toni e timbri

Una visita inconsueta

Toni e Timbri 19 - di Tony D’Ambrosio


Ci sono, nella vita, delle cose così chiare, così in luce, così fuori dal nascondimento in cui sonnecchiano la maggior parte delle verità, che mai dovrebbero sorprendere chi, pur improvvisamente, si dovesse trovare al cospetto loro. Che Geppino Fottuttìo, per intenderci, una volta presa coscienza della sua creazione nella mente del D'Ambrosio, si ritrovasse in un battibaleno nello studio del suo scrittore implorando alla segretaria di esser ricevuto pur senza alcun appuntamento, a pensarci bene, e conoscendo in parte Geppino Fottuttìo, non avrebbe davvero mai potuto essere. Eh già, ma come si può sostenere 'conoscendo in parte Geppino Fottuttìo': come? Non è testé stato creato? Dov'è la sua storia? Come lo si poteva conoscere prima? Che cosa lo ha 'sbucciato' dalla testa riflettente del fautore? Esisteva già? Divagazione: un personaggio non è mai il frutto di una invenzione, ma il suo venire in luce è solo un suo apparire dall'ombra in cui viveva. Cioè un autore filtra, nel bene e nel male, una sorta di necessità collettiva: quella di inquadrare il tempo proprio - una sua significativa variabile, per meglio dire - in un incarnato che la rappresenti. Cioè Geppino Fottuttìo era pensato prima del suo nome, prima del suo esser nominato personaggio, nell'abbozzo magmatico di un pensiero comune che sentiva, in lui, qualcosa di emblematico, molto emblematico.


Fottuttìo Geppino, che la precoscienza generale individuava - lo si può già dire - come colui contento d'esser sulla bocca di tutti ma ansioso di viver nei giudizi di troppi, intesa la creazione da parte del D'Ambrosio si precipitò allo studio di quel suo imprevisto fabbro per chiedere udienza e, possibilmente, concordare con il succitato le linee guida della sua apparizione. La segretaria bussava alla porta di Tony ma Tony, nel surriscaldamento creativo della sua scrittura, accompagnando sonoramente lo sciogliersi di verbi ed aggettivi lungo la riga del computer, non sentiva il toc da dietro la sua porta. Aveva fatto, di fondo, una promessa a Panciariccia; non gliel'aveva detto ma lo aveva pensato, che voleva fargli fare sto miracolo.


- ...Franco Scalzi era esausto ... - lo si udiva distintamente mormorare, gli occhi fissi al monitor, compitando con la voce quello che scriveva - Con lui, impiegati, segretari e uscieri del partito che ormai sovraffollavano il pianerottolo sul quale si attendeva il miracolo di Panciariccia. Il quale, sempre più convinto dell'ingiustizia nella quale si trovava lì incompreso, e volendo dimostrare come lui fosse sempre stato il presidente, perché se faceva il presidente - lo diceva la legge del due più due fa sei - 'era', il presidente, e ricordandosi di come se sapeva fare opere di giardinaggio e idraulica evidentemente era idraulico e giardiniere, si ritrovò in uno sforzo immane e involontario, e nella meravigliosa armonia di realtà e necessità, di giustizia e verità, di volontà ed adesione di tutto il mondo a quella volontà (come se la fisica, o il Genio che le è dietro, per commozione di condiscendenza si prestasse ad una deroga del ciò che è possibile, della sua meccanica, della sua logica biologica), si ritrovò, Panciariccia, il volto sforzato come di quando si cerca di svitare il tappo di una confettura di marmellata ma non ci si riesce, si ritrovò miracolosamente, incredibilmente, imprevedibilmente a..."...'insomma chi è cosa volete!', distraendosi dalla creazione ed alzando il volto nella direzione della porta sbottò D'Ambrosio nell'udire - stavolta troppo forte - l'ennesimo toc toc provenire dell'esterno:


- Tony c'è un certo dottor Geppino Fottuttìo che vuole parlarti - la segretaria timida gli disse.


D'Ambrosio la guardò sbigottito, un po' come rimbambito. Lo fece per non si sa quanti secondi, al punto che Giovanna Alberotanza, una donna piacente, magra e alta, con lo sguardo un po' della scolara pigra ma al contempo doverosa, si permise di infilarsi in quella sospensione del pensiero in cui D'Ambrosio era caduto, e fatti due tre passi avanti, lasciando socchiusa la porta alle sue spalle...


- Tony c'è un certo dottor Geppino Fottuttìo che vuole parlarti... – ripeté con tono più conciliante e un po' impaurito.


- 'Dottore' 'dottore' dottore di cosa? - fu il lampo che ridiede vita al nostro, ora in piedi, infastidito dalla tracotanza di chi non fa in tempo ad uscir fuori da un'immaginazione e già si porta dietro, anzi, mette davanti, un suo 'arrotondamento' - Come si permette questo qui a darsi del 'dottore' che io non l'ho pensato?


- Scusa, Tony? – frastornata, non capendo, replicava lei.


- Ho detto - a chiare lettere, scandendolo - come si permette questo qui a darsi del 'dottore' che io non l'ho pensato?


La segretaria di D'Ambrosio allibì: "E' diventato scemo", pensò, "in che senso non l'ha pensato?... Dio mio Signore..."


- Ciao Tony posso entrare?


Entrambi emisero un grido strozzato. Tony sobbalzò e la Alberotanza si voltò verso la porta cui dava le spalle. Uno sguardo clericale, una postura da ragazzo, l'occhio vivido di chi attendeva la risposta già elaborando la sua eventuale negazione, Geppino Fottuttìo, furbamente rimanendo in mezzo all'uscio, aveva fatto capoccetta nella stanza. Il suo autore lo guardava catatonico, la bocca un po' socchiusa. E mormorando a voce udibile '...si ritrovò miracolosamente, incredibilmente, imprevedibilmente a...', pensava "E' proprio come me lo sono immaginato
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