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La lezione di Rosarno e quelle barriere mai abbattute
Manca una politica che tuteli realmente lo straniero
sabato 16 gennaio 2010
Quello che è successo a Rosarno riflette ciò che è l'atteggiamento dell'Italia e degli italiani di fronte agli immigrati. Si parla tanto di Europa, di abbattimento delle barriere, della libera circolazione di merci, persone e capitali ma, in fondo, in fondo, ci si limita semplicemente a parlarne e a sfoggiare il proprio vocabolario, di fronte ad una popolazione a cui "poco importa" finché non vede danneggiato il proprio giardino.
Nella maggior parte dei casi, l'immigrato sceglie l'Italia per cercare un po' di fortuna, non ha intenzione di sedere alla scrivania di nessuno (e anche se fosse una persona di successo, non gli sarebbe concesso. Perché le scrivanie sono poche, gli aspiranti sono tanti, ma le targhette da affiggere alle porte sono preparate al momento della nascita).L'immigrato sfugge ad una situazione politica ed economica difficile del proprio Paese di provenienza per cercare conforto in una terra che non gli appartiene. Ma cosa si fa per garantirgli una vita dignitosa? Nulla o ben poco. A Rosarno la comunità di immigrati ha deciso di protestare di fronte ai soprusi, alle ingiustizie e alla disumanità. I loro modi non sono giustificabili, ma le loro ragioni devono portarci a riflettere.
Manca una politica che tuteli realmente lo straniero, che combatta l'immigrazione clandestina, una politica che ci faccia sentire a casa, protetti e che non ci faccia guardare allo straniero con sospetto. E poi c'è qualcuno che scrive lettere pubbliche al proprio figlio, spingendolo ad emigrare e a trovare spazio all'estero perché in Italia non avrebbe futuro. Anche se questa, poi, è un'altra storia, rappresenta un altro punto che dovrebbe farci pensare: quando siamo fuori, siamo ben accolti e trattati non come un'eccezione, ma come la normalità.
Dovremmo educare ed educarci a rompere le barriere e a guardare l'altro non come colui che "ci toglie" qualcosa, ma come l'altro da accogliere. E questo non è puro buonismo. E l'esasperazione vista negli occhi della gente a Rosarno, era l'esasperazione di tutti, dei black e dei white.
Nella maggior parte dei casi, l'immigrato sceglie l'Italia per cercare un po' di fortuna, non ha intenzione di sedere alla scrivania di nessuno (e anche se fosse una persona di successo, non gli sarebbe concesso. Perché le scrivanie sono poche, gli aspiranti sono tanti, ma le targhette da affiggere alle porte sono preparate al momento della nascita).L'immigrato sfugge ad una situazione politica ed economica difficile del proprio Paese di provenienza per cercare conforto in una terra che non gli appartiene. Ma cosa si fa per garantirgli una vita dignitosa? Nulla o ben poco. A Rosarno la comunità di immigrati ha deciso di protestare di fronte ai soprusi, alle ingiustizie e alla disumanità. I loro modi non sono giustificabili, ma le loro ragioni devono portarci a riflettere.
Manca una politica che tuteli realmente lo straniero, che combatta l'immigrazione clandestina, una politica che ci faccia sentire a casa, protetti e che non ci faccia guardare allo straniero con sospetto. E poi c'è qualcuno che scrive lettere pubbliche al proprio figlio, spingendolo ad emigrare e a trovare spazio all'estero perché in Italia non avrebbe futuro. Anche se questa, poi, è un'altra storia, rappresenta un altro punto che dovrebbe farci pensare: quando siamo fuori, siamo ben accolti e trattati non come un'eccezione, ma come la normalità.
Dovremmo educare ed educarci a rompere le barriere e a guardare l'altro non come colui che "ci toglie" qualcosa, ma come l'altro da accogliere. E questo non è puro buonismo. E l'esasperazione vista negli occhi della gente a Rosarno, era l'esasperazione di tutti, dei black e dei white.







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