Guardia di Finanza
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Cronaca

Truffa da 5 milioni all'Inps: vivevano all'estero ma con la pensione sociale italiana

Raggiro smascherato da guardia di finanza e Inps tra Bari e Bat

Attestavano fittiziamente la residenza sul territorio nazionale, mentre erano trasferiti da tempo in altri Paesi. Il loro scopo continuare a beneficiare dell'assegno sociale (mediamente 450 euro mensili) spettante agli ultra 65enni residenti e domiciliati in Italia con redditi modesti. La maxi-truffa da 5,6 milioni di euro, perpetrata nei confronti dell'Inps, è stata scoperta dalle Fiamme Gialle baresi, che hanno permesso di individuare e denunciare alle competenti autorità giudiziarie 174 soggetti, falsamente residenti nelle province di Bari e Barletta - Andria - Trani.

I militari, coordinati dal procuratore aggiunto di Bari, Lino Giorgio Bruno, e dal pm di Trani, Luigi Scimè, in collaborazione con i funzionari delle direzioni provinciali di Bari ed Andria, hanno esteso i controlli a 48 Comuni delle Province di Bari e Bat. Nel corso degli accertamenti sono state esaminate minuziosamente le posizioni relative a numerosi percettori dei sussidi. Sono stati individuati decine di soggetti, poi risultati essere fittiziamente residenti sul territorio nazionale, che per anni non hanno comunicato l'effettivo luogo di dimora. Una dimenticanza questa che ha consentito ai beneficiari, trasferiti da tempo in altri Paesi, di continuare a percepire il sostegno sociale (mediamente 450 euro mensili) e spettante agli ultra 65enni residenti e domiciliati in Italia con redditi modesti.

I fruitori di fatto non più residenti nel nostro Paese, per poter continuare a riscuotere i ratei mensili, si avvalevano della complicità dei propri congiunti, questi si residenti in Italia, cointestatari o delegati ad operare su conti correnti o libretti di risparmio sui quali confluivano le pensioni erogate dall'Inps.

Tra i pensionati anche 100 cittadini extracomunitari i quali sono stati segnalati alla Questura di Bari per la revoca del permesso di soggiorno. Numerosi gli accertamenti bancari effettuati sui conti correnti intestati agli indebiti percettori, che hanno consentito di sequestrare somme, costituite dai ratei dell'assegno sociale, pari a circa 150 mila euro. Prezioso per gli accertamenti è stato il contributo fornito da organi consolari stranieri ed, in particolare, di quelle albanesi. A 47 beneficiari è stato contestato l'illecito amministrativo con sanzioni per oltre 60 mila euro, per aver indebitamente percepito importi inferiori a 4 mila euro. Variegata è la casistica che gli investigatori hanno incrociato nelle indagini. Tra questi quello di una anziana signora che utilizzava le somme indebitamente riscosse per trascorrere piacevoli periodi di vacanza in alcune località europee.

Persino tre pensionati defunti da tempo usufruivano dell'assegno mensile. I figli, sostituendosi ai genitori, continuavano a percepire da diversi anni le somme non dovute, "omettendo la prevista comunicazione della dipartita dei propri cari all'Istituto erogatore. Altri, invece, cui era stato riconosciuto lo status di rifugiati politici, erano tornati stabilmente nel proprio Paese, mantenendo tuttavia la pensione sociale. Nel corso delle indagini, inoltre, è emerso che fruitori, di fatto residenti all'estero, erano rientrati in Italia il giorno precedente la convocazione presso gli uffici della Guardia di Finanza.

Al termine sono stati denunziati alle competenti autorità giudiziarie 174 soggetti per "indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato" (316 ter c.p.), "falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico" (483 c.p.) e "truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche" (640 bis c.p.), mentre l'importo indebitamente sottratto alle casse dell'Ente erogatore ammonta a circa 5,6 milioni di euro.

Le direzioni provinciali dell'Inps di Bari ed Andria, a seguito delle segnalazioni della Guardia di Finanza, hanno disposto la revoca e, nei casi meno gravi, la sospensione dell'erogazione delle prestazioni sociali, richiedendo nel contempo ai finti residenti la restituzione delle somme indebitamente percepite. I risultati dell'attività investigativa consentiranno un risparmio annuo per le casse dell'Istituto di Previdenza di circa 1,7 milioni di euro.
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