Apatheia

Chi ha sparato?

Spero possano guarire presto i carabinieri, la donna ed il calabrese

La colpa è dell'antipolitica, della disperazione, della follia, del clima di odio, della fame. Soprattutto sembra essere di vitale importanza per chi domina i nostri cervelli delimitare l'atto deplorevole in un ambito circoscritto che può essere l'antipolitica, il clima o ancor meglio, la follia, scrigno sicuro dove custodire e lasciare intatte tutte le nostre contraddizioni e paure. Poi colpire due carabinieri ed una donna incinta è l'apoteosi dell' avversione, come della sfortuna, è come se cadi ad un metro dalla base quando stavi per dire "trentuno salvo tutti". Anche chi avrebbe potuto avere pietà dell'empio, lo lascerà andare al suo inesorabile destino. Così, quando un evento sconvolge la nostra domenica, anche la domenica di chi professa un malcontento cronico e auspica una rivoluzione che liberi da tutti i politici indegni, che non ci rappresentano e dal malaugurio, una rivoluzione pressoché improvvisa, senza preparativi e preavvisi, una rivoluzione "et voilà", servita già pronta, anche chi non rischierebbe e non rischia nulla per cambiare le cose, trasecola di un trasecolare tipicamente festivo ed italiano post governo voluto con tutta la forza dal popolo.

Il guaio è che il carabiniere sanguinante sull'asfalto, in parte, anzi, in gran parte, non ha scelto lui di stare lì sotto il tiro dell'uomo nato a Poderosa, scusate volevo dire Pedrosa in provincia di Alessandria, nato a Rosario, scusate volevo dire Rosarno in Calabria. Doveva stare lì come devo stare io sull'ambulanza che sfreccia e che se, non arriva in tempo dal signore che potrebbe morire, perché c'è traffico o perché ci sta un auto ferma dove non dovrebbe, ci denunciano. Ma mentre l'ambulanza sfreccia potrebbe fare un incidente ed io potrei morire e non tornare a casa. Gli innocenti spesso pagano colpe che non sono le loro e per questa loro mancanza di colpa si azzuffano tra di loro senza troppa cattiveria, senza capire, senza sapere, scaricando la responsabilità, quando non hanno null'altro da escogitare, sulla pazzia, all'ignoto mentre è talmente noto che sarebbe inutile parlarne. Non mi fate nominare i capponi di Renzo che poi mi sento ovvio come quelli che danno la colpa all'antipolitica.

I politici non hanno colpe, salvo ora immortalarsi in passerelle e sproloqui commoventi nei confronti dei carabinieri. Carabinieri cui loro non degnano neanche di uno sguardo quando entrano al palazzo mentre agghindati e lucenti si mettono sull'attenti. Mi immagino quando, rientrando a casa, dicano alla propria moglie ed al proprio figlio: "Hai visto tuo padre che ha fatto il saluto quando è entrato Napolitano?" ed il figlio: "Sì papà ma non t'ha cagato neanche di striscio". Un figlio un po' sboccato ma attento. Se fossi il presidente non dico che risponderei al saluto ma gli farei un sorriso, un cenno di disapprovazione.

Che dolore quel carabiniere ferito, lo stesso dolore che ho provato per la smorfia dello sparatore, una smorfia che in un primo momento mi era parso un sorriso beffardo, lo stesso sorriso che imprimevano con forza soprannaturale gli Zeloti quando venivano giustiziati, ridevano fino all'ultimo respiro per dir di avere la condanna a gran dispitto. I politici, invece, non hanno colpe, i loro accordi che non rispettano la volontà del popolo non hanno nessun nesso con l'accaduto, la disparità e la lontananza tra noi e loro, tra i nostri stipendi ed i loro, tra la nostra disperazione per arrivare a fine mese e mantenere le nostre famiglie e la loro disperazione per arrivare non so dove non hanno nessun collegamento con questo evento, il fatto che nessuno si preoccupa più dei bisogni del popolo, non sia mai detto che ne abbia un nesso causa effetto. I politici devono solo occuparsi della sicurezza. Di chi?

Guai a chi mi verrà a dire e guai a me se lo dovessi dire di nuovo io che chi non vota poi non può lamentarsi, chi vota decide per il paese o che i governanti sono scelti dal popolo attraverso libere elezioni.

Il piombo, come è già accaduto suggella il compromesso, che sia storico o che non lo sia, è il segnale preoccupante, è la goccia anzi la lacrima che fuoriesce da un vaso, un vaso rotto. Il carabiniere come è già accaduto diventa il simbolo, il motivo politico per schierarsi e per chiedere sicurezza anche senza pane, si sa, la paura lenisce per un po' la fame. Tutto procede secondo un copione conforme e ben collaudato, che non salti in mente a nessuno l'eventualità drammatica di una misura colma.

Spero possano guarire presto i carabinieri, la donna ed il calabrese.
Apatheia

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La rubrica di Rino Negrogno

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