Apatheia

La telefonata

E nel cuore salta un battito

Sebbene siano ormai 11 anni che lavoro al 118, quando squilla il cellulare della centrale operativa, il mio cuore salta sempre un battito. Mentre ascolto trepidante la causa della richiesta di soccorso, spero sempre non si tratti di un fatto grave. Quando si tratta di un codice rosso per incidente stradale (codice rosso vuol dire che il paziente è in imminente pericolo di vita), l'angoscia è infinita perché per esperienza so che la situazione in cui potrei trovarmi è imprevedibile. Potrei trovarmi difronte a tragedie immani: dal bambino catapultato fuori dal veicolo sull'asfalto e deceduto, al giovane agonizzante incastrato tra le lamiere. È capitato purtroppo (guidate con prudenza).

A differenza degli interventi di soccorso che effettuo nelle case dove mi viene immediatamente comunicato il nome e l'indirizzo del paziente, per gli incidenti stradali viene ovviamente comunicata solo la strada del sinistro per cui mentre l'ambulanza corre con le sirene spiegate, zigzagando tra automobilisti insensibili o distratti che non ti lasciano passare e mentre faccio mente locale dei presidi e i farmaci che potrebbero servirmi, penso ripetutamente: spero non si tratti di qualcuno che conosco. Non è per egoismo, è perché ho paura di non riuscire a gestire l'evento con la calma e la freddezza necessaria quando dovesse trattarsi di qualcuno che conosco.

Poi va a finire, come è successo l'ultima volta, che anche se conosco la persona gravemente ferita, non la riconosco. Non ho il tempo per fermarmi a capire chi sia. Mi dico: menomale non lo conosco e questa constatazione mi fa restare relativamente calmo. Faccio tutto il possibile per salvarlo, per strapparlo alla morte anche quando le speranze sembrano esigue e gli ostacoli sembrano invalicabili, sono convinto che salvarlo mi ripagherà per tutti quei pazienti terminali che mi hanno fatto sentire impotente, così mi impegno con tutta la squadra perché tutto funzioni alla perfezione.

A volte capita che il giorno dopo leggo il giornale e apprendo che quella persona per cui ho lottato con tutta la forza e la conoscenza per farla restare in vita, non c'è l'ha fatta e mi accorgo, leggendo il suo nome, che la conoscevo. Sarà che il viso di chi ha bisogno di aiuto è sempre uguale, sarà che la mente di chi aiuta con passione è sempre uguale, sarà che quando squilla il cellulare il mio cuore salta sempre un battito.

Sono certo che questo sentimento sia comune a tutti quelli che svolgono il mio lavoro, basta osservare il comportamento di quel mio collega del 118 di Bisceglie che pur non essendo in servizio, senza esitare, è intervenuto prontamente e opportunamente per salvare un'altra vita grazie anche al defibrillatore messo a disposizione da un dentista.

Alla fine di questa mia riflessione mi vengono in mente tre cose: guidiamo con prudenza, lavoriamo con passione ed esortiamo gli amministratori a diffondere il più possibile questi defibrillatori che se usati precocemente possono essere decisivi per salvare una vita.
  • 118
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La rubrica di Rino Negrogno

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