Apatheia

Il tintinnio di manette dinnanzi ai governanti

Mi commuove la sete di giustizia ma in verità mi sorprende

Mi chiedo attonito se quell'ineluttabile bisogno di indagini, di polizia, di interrogatori e, soprattutto, tintinnanti manette agitate come nacchere da opportuni giudici dinnanzi ai governanti di turno, sia più un desiderio di vendetta, di nemesi, che un bisogno parossistico e irrinunciabile di giustizia. Ma più che altro, mi chiedo quali orecchie stiano spasmodicamente tese a codesto tintinnio: quelle di chi abbia investito in ideali approssimativamente riconosciuti in politici perlopiù sognatori e perduti nella loro utopia o di chi, più pragmaticamente, abbia invece investito in promesse ad personam non mantenute. È sorprendente leggere sui social network e sui forum dei giornali telematici l'orda bruttata degli arringatori, essi sono eternamente dibattuti come onde tra diaspore e ritorni alle loro agognate terre promesse, dannati sicuramente dalla loro fame ma anche dall'aver abiurato il loro essere proletari o borghesi figli di papà, consapevolezza che un tempo spronava a non adeguarsi ma a fare scelte che favorissero l'uguaglianza e la giustizia sociale.

Ora tutti insieme, ammaliati dal succedersi veloce di profeti televisivi con soluzioni a portata di mano se solo potessero realizzarle, uno mimesi dell'altro, restiamo sciabordanti onde sbattute, innumerevoli e confusi uomini assetati di giustizia. Gridano illibati e innalzati sui loro altari di onestà, vogliono giustizia! Contro gli altri, contro i nemici, contro chi governa, una giustizia ad personam come il favore chiesto durante la campagna elettorale, promesso in cambio del voto e poi, come reiteratamente accade, non ricevuto. Una giustizia non solo su misura nella pena ma anche nel peso del reato. Il nostro è sempre un reato piccolo, per sopravvivere, perché l'occasione fa l'uomo ladro, non scalfisce la nostra onestà piccolo borghese e nemmeno cristiana, si lava con una confessione, si guarisce senza strascichi.

È il fatto che siano tanti ad essere assetati di giustizia che mi commuove ma in verità mi sorprende. Mi sorprende perché quei tanti sono gli stessi che, ormai derubati della loro consapevolezza, della loro fierezza di essere proletari spesso poveri ma, come disse Pasolini, in possesso del mistero della realtà, se non dissipassero domani quel piglio di onestà, se non si spogliassero di quelle vesti oggi pervase di rettitudine, se spazzassero via l'innata soggezione alla sicumera dei potenti, se, alla fine, non aspirassero solo e soltanto ad entrare in una cooperativa sociale o in una sala per scommesse come alternativa e salvazione dal crimine per vivere, domani o dopodomani, alle prossime votazioni, dovrebbe accadere qualcosa di nuovo, di diverso.

I nostri figli stanno crescendo ed il loro giudizio, per gli uomini onesti, è il più inesorabile.
Apatheia

Apatheia

La rubrica di Rino Negrogno

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