Apatheia

Trani, io ti amavo

Troppa apatia, persa la voglia di cambiare

L'ospedale ed i suoi reparti lucidati, plastificati, di gomma blu ed arancione, l'odore forte della colla, l'ospedale ed i suoi reparti inaugurati seminuovi, i tagli dei nastri imbarazzati, più che altro imbarazzanti – perché è imbarazzante spacciare per nuovo una realtà che c'era e poi c'è ma è diminuita - e le facce dei politici di turno, le cravatte, i sorrisi, i loro ideali né di destra e né di sinistra, l'ospedale chiuso, vuoto, silenzioso, buio dentro, triste, con le impalcature sulla facciata nord ovest che sono un altare, un monito, un segnale, come un malato incurabile, terminale cui è attaccata una flebo ed una maschera per l'ossigeno fino alla morte per far finta che ci sia ancora qualcosa da fare.

Le manifestazioni, le occupazioni, le notti passate ad essere società civile, i consiglieri, il sindaco, il comitato, i sindacati, la polizia, i soldi dei contribuenti per gli striscioni. Mi è mancato l'odore irrespirabile dei lacrimogeni, il colore sanguinoso della rabbia, l'amore invincibile dei cittadini, mi è mancato qualcuno che non fosse d'accordo, qualcuno contro cui gridare, qualcuno a cui dare la colpa e se non a lui a suo padre o a sua madre, mi è mancato un dibattito sul perché non ci siano i soldi, su dove siano finiti, se per comprare gli F35, se per pagare i soldati in guerra, se per dare le pensioni d'oro, se per i mega dirigenti. Ma soprattutto mi è mancato l'amore imbattibile dei cittadini, cittadini troppo delusi dalle manifestazioni, dalle occupazioni, dalle notti, dai consiglieri, dal sindaco, dal comitato, dai sindacati, da noi e da me.

Trani, io ti amavo. Un internazionalista come me dovrebbe tenerselo per sé ma è la verità e tanto è vero che dopo la laurea ho atteso anni per poter fare il mio lavoro, ho aspettato di poterlo fare a Trani, non ho accettato gli incarichi e nemmeno ho preso in considerazione i concorsi vinti al nord. Volevo restare a Trani, "all'ombra du cambanal" diceva mio nonno e per questo mi sono adattato a fare mille lavori, anche lavori che non sapevo fare pur di restare qui.

Ma da un po' di tempo, Trani, io non ti amo più.

Non amo il tuo ospedale, non amo il tuo mare, non amo le tue spiagge aride di sabbia e sporche di inciviltà ed egoismo, non amo i luoghi dove non poter portare il mio bambino, non amo le tue auto parcheggiate davanti alle discese per i disabili, non amo gli zingari che bivaccano in piazza pisciando nelle fontane - dove si fotografavano innamorati mia madre e mio padre - mentre aspettano le loro mogli schiave cariche di spiccioli e di bambini, non amo i ladri che sono poveri che rubano ad altri poveri, non amo i maniaci che inseguono le ragazze alle quattro del mattino, odio quelli che danno la colpa alle ragazze perché sono in giro alle quattro del mattino e spero che quelle ragazze siano in giro perché di ritorno da una festa e non da un lavoro a nero, sfruttate, malpagate ed inseguite da un maniaco, non amo le tue discariche, la tua arretratezza, il tuo non voler ascoltare le idee dei tuoi cittadini, la tua arroganza, la tua ignoranza, la tua disoccupazione, la tua disperazione urlata la mattina al municipio, non amo i pantaloncini corti indecorosi ma detesto ancor più la tua propensione all'apparenza, non amo le tue malattie, non amo i tumori dei bambini, non amo quando lo dici per sentito dire, non amo le tue case senza giardini, non amo i tuoi ruderi ed i tuoi quartieri senza scuole.

Non amo la nostra apatia, noi che ci limitiamo a scrivere un articolo ed a smontarlo sui forum ma non sappiamo cosa sia la rivoluzione, la voglia di cambiare, provare a migliorare anche una piccola cosa. Per non spolverare, non spostiamo un sopramobile dove avrebbe più valore.

Questa mattina ho provato a far notare ad un signore che aveva parcheggiato davanti ad uno scivolo per disabili il suo errore. Mi ha risposto che non essendo io un disabile potevo farmi gli affari miei.

Trani, forse, ora ti lascerei per un lavoro che non ho accettato a Belluno nel novantasei.
Apatheia

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