Pop Corn
Copia conforme
L’eterna dicotomia tra il vero e l’incerto, tra il falso e l’autentico, tra l’originale e la copia
martedì 8 giugno 2010
L'eterna dicotomia tra il vero e l'incerto, tra il falso e l'autentico, tra l'originale e la copia, è il tema portante dell'ultima fatica di Abbas Kiarostami. Presentato all'ultimo Festival di Cannes, "Copia conforme" mette d'accordo tutti, pubblico e giuria che decide, quest'ultima, all'unanimità, di assegnare la "palma d'oro" come miglior attrice a Juliette Binoche. James, uno scrittore inglese, arriva in Italia per promuovere il suo ultimo libro: copia conforme. Alla conferenza, tenutasi ad Arezzo (in Toscana), partecipa anche un'antiquaria che assiste incuriosita alla singolare spiegazione di come sia nato il titolo di questo saggio sull'arte. James afferma che soprattutto nell'arte si vedono copie spesso simili all'originale e si pone un'insolita domanda che poi gira al pubblico lì presente: cosa succede quando la copia è meglio dell'originale? Decisa a saperne di più, il giorno dopo la presentazione del libro, la gallerista di origine francese (della quale – curiosamente – non sapremo mai il nome) passa l'intera giornata in compagnia di James.
Il loro pellegrinaggio attraverso i borghi toscani ci rivela (forse) una verità inaspettata. Se all'inizio si passa da una citazione accademica sul concetto di originalità a un chiaro rimando sulla stessa origine dell'uomo descritta come mera copia dei nostri antenati, con il passar del tempo i loro discorsi si fanno sempre più intimi, più personali, ricordando un passato vissuto insieme e che a causa delle mille incertezze non è andato come avrebbero sperato. Ho trovato geniale questo ribaltamento e soprattutto l'escamotage utilizzato da Kiarostami per portare i due protagonisti verso una nuova direzione. La proprietaria di una locanda ha, in tal senso, il merito o forse il demerito di far nascere, in noi spettatori, quel dubbio che si protrarrà per tutta la durata del film.
E' un gioco al massacro oppure un vano tentativo di ricostruire tassello dopo tassello la loro storia d'amore? Siamo di fronte alla cruda realtà o è semplicemente una pantomima ben costruita? Qual è la copia e quale l'originale? Tutto questo non ci è dato sapere. Il loro (forse finto) vissuto si sviluppa per tutto il film intorno alla preziosa cornice naturale di una meravigliosa regione: l'unica cosa vera e certa della pellicola. Un film intellettuale, elegante, attento ai particolari, e dove l'elemento predominante è il caos, quello interiore, quello che fai fatica a esternare, quello che avresti voluto dimenticare ma che, un giorno come tanti, riaffiora portando con sé vecchi ricordi… Il regista non ci svela mai il vero legame che unisce i due protagonisti, ma lascia che sia il pubblico a decidere quale delle due parti del racconto sia la copia e quale l'originale: del resto la verità è negli occhi di chi guarda.
Il loro pellegrinaggio attraverso i borghi toscani ci rivela (forse) una verità inaspettata. Se all'inizio si passa da una citazione accademica sul concetto di originalità a un chiaro rimando sulla stessa origine dell'uomo descritta come mera copia dei nostri antenati, con il passar del tempo i loro discorsi si fanno sempre più intimi, più personali, ricordando un passato vissuto insieme e che a causa delle mille incertezze non è andato come avrebbero sperato. Ho trovato geniale questo ribaltamento e soprattutto l'escamotage utilizzato da Kiarostami per portare i due protagonisti verso una nuova direzione. La proprietaria di una locanda ha, in tal senso, il merito o forse il demerito di far nascere, in noi spettatori, quel dubbio che si protrarrà per tutta la durata del film.
E' un gioco al massacro oppure un vano tentativo di ricostruire tassello dopo tassello la loro storia d'amore? Siamo di fronte alla cruda realtà o è semplicemente una pantomima ben costruita? Qual è la copia e quale l'originale? Tutto questo non ci è dato sapere. Il loro (forse finto) vissuto si sviluppa per tutto il film intorno alla preziosa cornice naturale di una meravigliosa regione: l'unica cosa vera e certa della pellicola. Un film intellettuale, elegante, attento ai particolari, e dove l'elemento predominante è il caos, quello interiore, quello che fai fatica a esternare, quello che avresti voluto dimenticare ma che, un giorno come tanti, riaffiora portando con sé vecchi ricordi… Il regista non ci svela mai il vero legame che unisce i due protagonisti, ma lascia che sia il pubblico a decidere quale delle due parti del racconto sia la copia e quale l'originale: del resto la verità è negli occhi di chi guarda.









Ricevi aggiornamenti e contenuti da Trani